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GIADA

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2004 17:01
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13/08/2004 17:01

Durante il neolitico, l’uomo trovò che alcune pietre erano più belle, di struttura più liscia e più solide di altre e se ne servì per fabbricare attrezzi, punte di frecce ed ornamenti. Questi oggetti furono gli antenati degli articoli in giada. I materiali usati dagli antichi non comprendevano soltanto l’orneblenda, ma anche diverse pietre preziose come la serpentina, il turchese, la malachite e l’agata. Gli antichi cinesi chiamarono queste pietre magnifiche yu (giada). Il primo dizionario cinese, Spiegazione delle parole e delle frasi pubblicato nell’anno 100 durante la dinastia degli Han orientali, definì yu come «la pietra più bella».
La natura ha “viziato” la giada donandole molte qualità eccellenti – la sua struttura è solida, il colore è magnifico, è delicata al tatto e produce un suono gradevole se la si batte. Tali qualità corrispondevano alle norme etiche e ai codici di comportamento degli antichi e vennero personificate. Confucio (551-479 a.C.) concluse che la giada possedeva undici virtù, tra cui la benevolenza (essendo dolce e lucida), la fedeltà (non irrita mai la pelle), l’educazione (c’era un rituale nell’abbigliamento) e la sincerità (un difetto nella giada non si nasconde mai). La cultura confuciana predicava che un uomo doveva definire i suoi modi e la sua condotta in accordo con le virtù della giada.
Se oggi scarseggiano gli acquirenti di cannelli di pipa in giada presenti sui mercati d’antiquariato in grande quantità e a buon mercato, un tempo, invece, i poveri consideravano le pipe con cannello di giada degli oggetti di grande valore: se la famiglia aveva la fortuna di possederne una, questa veniva lasciata in eredità di generazione in generazione. Capita di vedere messi in vendita alcuni cannelli di pipa che presentano segni di denti profondi diversi millimetri e, poiché la giada è particolarmente dura, questi non possono essere stati causati che da un uso costante nel corso di diverse generazioni.
Per le donne, invece, erano i braccialetti a riempire in gran parte i loro portagioie. I braccialetti in giada ricevuti in regalo in occasione del fidanzamento o del matrimonio erano preziosi proprio come lo sono oggi gli anelli di diamanti. I cinesi antichi descrivevano un matrimonio felice come un «matrimonio d’oro e di giada».
Utente Veteran
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13/08/2004 17:00

Origine nome

Dal greco nefros, che significa rene, e ijada che dallo spagnolo vuol dire fianco.

Classe

Silicato dalla composizione chimica distinta.

Colore

Da bianco a roseo, azzurro, giallo, arancio, rosso, dal grigio al bruno e ovviamente diversi toni di verde.

Tradizione

Allo scopo di avere successo negli incontri di affari difficili, i Cinesi conducevano le trattative stringendo tra le dita qualche sferetta di giada. E sempre cinese è l'antica e suggestiva usanza di murare nelle fondamenta della propria casa dei frammenti di giada, con il duplice intento di garantirsi l'unione della famiglia e di fugare le calamità naturali. Per correttezza di informazione il termine andrebbe al plurale, visto che nel 1863 il francese Damour dimostrò che sotto il nome generico di giada, gemma conosciuta da oltre 7000 anni, è già utilizzata nel Neolitico per armi e utensili, si distinguevano due minerali diversi: la nefrite, e la giadeite. Entrambe in Cina erano considerate Yu, "la cosa più preziosa", ma allo stesso tempo "regale", essendo il carattere simile a wang, ossia re. Questa gemma poteva infondere le cinque virtù trascendenti: benevolenza, trasparenza, sonorità, immutabilità e purezza. Confucio la descrive "morbida, liscia e lucente come la benevolenza, forte, compatta, bella come l'intelligenza, affilata ai bordi, senza essere tagliente come la giustizia". La qualità sonora, oltre che nelle placche della cintura degli ufficiali, è evidente nello strumento musicale Pien-ch'ing, costituito da sedici giade a forma di elle, montate su legno, le quali, per lo spessore variabile, emettono ognuna un suono diverso. La sacralità e la dote di panacea (cura di ogni male) delle giade, anticamente, erano così elevate da affidare alle delicate mani femminili la sua estrazione e a quelle maschili la lavorazione, l'incisione di oggetti rituali per la fabbricazione di ornamenti amuleto-talismano. L'arte della perforazione consentiva di ottenere il disco Pi (ciondolo), il cielo, e di collegarlo così alla terra e, viceversa, dalla terra al cielo, per il simbolo quadrato Ts'ung. Le popolazioni pre-colombiane d'America, lontane migliaia di chilometri dalla Cina, ma con tradizioni analoghe, consideravano questa gemma un dono divino, più prezioso dell'oro, da scolpire per la raffigurazione di idoli e da utilizzare per il corredo funerario, coprendo con tessere di giada gli orifizi del cadavere, compreso un frammento nella bocca, per la conservazione della carne e, più poeticamente come "denaro" per la vita dell'aldilà.

Sotto la definizione di giada sono commerciate due gemme d'aspetto e colorazione simile, ma mineralogicamente differenti:
la giadeite che appartiene al gruppo dei pirosseni monoclini e la nefrite del gruppo degli anfiboli.
La prima è molto più rara e preziosa della seconda.

La giada più preziosa è quella dal colore verde traslucido chiamata giada imperiale.
A volte vengono venduti per giade oggetti di alabastro tinto.

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