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Rosso Fiorentino

Ultimo Aggiornamento: 22/07/2004 13:54
Utente Veteran
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22/07/2004 13:54

Assieme al Pontormo uno dei maestri del primo manierismo fiorentino in pittura, e come lui passa per la bottega di Andrea del Sarto ma elabora presto una visione personale, dotata di estremo soggettivismo e sensibile al realismo nordico. Fra le prime opere si ricordano (1514-15) il Ritratto femminile e l'Angelo musicante degli Uffizi ma il successo arriva con l'affresco dell'Assunzione (1517) nel Chiostro dei Voti dell'Annunziata, dove alle movimentate figure degli Apostoli in basso si contrappone in alto il giro vorticoso degli angeli, dal realismo quasi caricaturale.

A Volterra esegue poi la Deposizione (1521), forse il suo capolavoro: figure scattanti, volumi sfaccettati, colori insoliti e vibranti creano un clima nuovo, astratto e intellettualistico, spirituale e insieme spiritato. Crea poi la Pala Dei (1522, oggi in Palazzo Pitti) e lo Sposalizio della Vergine (1523) in San Lorenzo a Firenze, dove torna a un classicismo più monumentale anche se brioso.
Il periodo fiorentino è chiuso dalle Figlie di Jetro (Uffizi), un vero "pezzo" di bravura che parte dal dinamico plasticismo michelangiolesco e lo trasforma in un violento scatenamento di forze stipate e costrette in una struttura stratificata senza perdere i tipici effetti astratti e preziosi.

(dal sito www.mega.it)

Utente Junior
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01/05/2004 22:10

Il nome reale Giovanni Battista di Jacopo, nacque a Firenze nel 1495 e scomparve a Fontainebleau nel 1540.
Formatosi nella bottega di Andrea del Sarto, mostrò una personalità autonoma e originale fin dalla prima opera sicura, l' "Assunzione" affrescata nel chiostro della SS. Annunziata nel 1517.

Spirito aggressivo e iconoclasta, Rosso Fiorentino diede nelle opere successive un contributo fondamentale al più ricco e inquietante del manierismo fiorentino: dalla macabra, demoniaca evocazione del disegno degli "Scheletri" del 1517 a Firenze nella Galleria degli Uffizi, di evidente influsso nordico, alla pala con "Madonna" e "Santi per S. Maria Nuova" del 1518 a Firenze nella Galleria degli Uffizi, alla "Deposizione" del 1521 a Volterra nella Pinacoteca, al "Mosè e le figlie di Jetro" del 1523 a Firenze nella Galleria degli Uffizi, eccezionale esercitazione su temi michelangioleschi, dissacrati con estrema acutezza di stile.

Operoso a Roma dal 1524 al 1527, a Sansepolcro, a Venezia e infine in Francia nel 1530, come pittore di corte di Francesco I, lavorò insieme al Primaticcio alla reggia di Fointainebleau sul padiglione di Pomona dal 1532 al 1535, nella galleria di Francesco I dal 1534 al 1537. Un tono più grave e contenuto distingue i dipinti tardi , come la "Pietà" del 1537-40 a Parigi nel Louvre.

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