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Anche presso le popolazioni dei villaggi preistorici lo sciamano aveva un ruolo molto importante; egli controllava gli spiriti nel corpo e poteva abbandonare gli stati di esistenza quotidiani per viaggiare o volare verso quelli che vengono considerati altri mondi. Lo sciamano entrava in contatto con gli spiriti e, se cattivi, li controllava o sconfiggeva, se buoni, li incoraggiava ad aiutarlo.

Lo sciamano, usando il potere e la saggezza derivati da quegli incontri, era in grado di guarire, di predire il futuro, di combattere i disastri naturali o di attaccare i nemici. Ancora oggi presso alcuni popoli americani, asiatici, eschimesi e della Groenlandia lo sciamano continua ad avere la stessa importanza che aveva presso i Maya, anche se con lo sviluppo della società e della tecnologia ha subito dei cambiamenti.

Gli sciamani di oggi si definiscono come vecchi saggi che custodiscono e trasmettono le conoscenze antiche; rappresentano le radici nella terra e nella natura dell’albero dell’umanità.

Per definire ancora meglio le funzioni dello sciamano possiamo dire che Shaman è una parola di un popolo siberiano, i Tungusi, che ha assonanze con termini indiani e cinesi. Designa la figura-chiave delle comunità tradizionali e native, che svolge funzioni di medico e psichiatra, storico e mitologo, artista e poeta, cerimoniere e musicista, cantante e umorista, assistente sociale e sacerdote, filosofo e scienziato. Un caleidoscopio di ruoli riassunti in una figura; nella nostra civiltà parcellizzata, ciò non avviene più: oggi le funzioni sociali si sono specializzate e i diversi ruoli risultano quindi ben distinti.