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PAESI DEL LAZIO

Ultimo Aggiornamento: 05/07/2006 11:52
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06/06/2006 15:09

LA STORIA DI ALBANO LAZIALE (Roma)
LA STORIA

La tradizione, confermata dall'archeologia, vuole che il nome della città di Albano sia derivato direttamente da quello di Albalonga. Infatti anche gli antichi romani chiamavano questo territorio albanum e lo ritenevano luogo sacro, dove un giorno sorgeva appunto la mitica Albalonga. A ragione quindi la nostra città può fregiarsi del titolo di "madre di Roma" e, nello stemma municipale, dell'icona sacra ai Latini e ad Alba: la scrofa bianca con i trenta porcellini. Nel territorio di Albano sono stati rinvenuti importanti reperti dell'antica Civiltà Laziale (X-VII sec. a.C.), oggi custoditi nel Museo Civico della città, insieme alle memorie archeologiche che giungono ininterrottamente fin dall'età paleocristiana. Favorito dal tracciato dell'antica Via Appia, dall'invidiabile posizione naturale e dal clima mite, l'albanum divenne ben presto sede delle ville degli imperatori e dei massimi personaggi della vita pubblica dell'antica Roma: Pompeo Magno, Tiberio, Claudio Domiziano, per fare solo pochi nomi, ebbero qui le loro favolose residenze. Ma l'assetto topografico dell'albanum cambiò con la costruzione dell'imponente accampamento della Legione Partica, voluto dall'imperatore Settimio Severo per ragioni di sicurezza. I legionari che si stanziarono nel castrum vivevano con le proprie famiglie, ed insieme ad artigiani e commercianti, formarono un consistente aggregato urbano. L'affermarsi del cristianesimo, documentato nelle Catacombe di San Senatore, favorì ulteriormente lo sviluppo della città. La presenza della cattedra di una delle più prestigiose sedi vescovili della Chiesa Romana diede impulso alla costruzione di numerose chiese, che racchiudono ancora oggi tesori d'arte. Spicca la Cattedrale, voluta espressamente dall'imperatore Costantino. Dopo la parentesi medievale, dominata dalla Casata Savelli, numerosi sono i palazzi costruiti dal Rinascimento in poi dalle famiglie patrizie romane, che trascorrevano in questi luoghi gli ozi estivi. Proprio verso il XVI secolo comincia quello sviluppo urbanistico di piazze, strade e palazzi patrizi che diedero l'attuale assetto al centro storico e di cui il quartiere San Paolo è un esempio tipico, con il suggestivo tridente barocco che, dal sagrato della Chiesa di San Gaspare del Bufalo, conduce lo sguardo fino al mare. Con l'acquisto da parte della Camera Apostolica dei possedimenti dei Savelli, Albano seguì le vicissitudini delle cittadine laziali facenti parte del Regno Pontificio. Nel corso del 700 e dell'800 divenne meta obbligata del "Gran Tour" di poeti, letterati, storici e pittori, che venivano a ritrarre le attrattive della campagna romana e delle sue abitanti. Era di Albano la modella più ritratta di quel periodo, la bellissima, casta e sfortunata Vittoria Caldoni, immortalata in centinaia di tele e disegni da moltissimi artisti, mai paghi del risultato del loro sforzo di fissare il segreto della sua calma bellezza. Due episodi dolorosi funestarono la tranquilla vita della cittadina di artigiani e contadini, che producevano il rinomato vino dei Castelli: il terremoto del maggio 1829 e l'epidemia di colera del 1867, di cui rimane memoria nel "cimitero del colera o degli appestati", adiacente alla chiesa della Stella. Soggiornarono ad Albano Giuseppe Garibaldi e l'Imperatore di Germania Guglielmo II. Durante la II Guerra Mondiale, Albano fu distrutta per i due terzi dai bombardamenti.

COSA VISITARE

Museo di Albano

Nel grazioso edificio neoclassico di Villa Ferrajoli, immerso in un parco di gigantesche magnolie, ha sede il Museo Civico Albano.
La facciata dell'edificio, mossa da un avancorpo centrale a forma di pronao tetrastilo, è ornata da un bel frontone in terracotta che illustra il mito di Cerere che insegna a Trittolemo la pratica dell'agricoltura.
La delicatissima decorazione pittorica degli interni, opera di Giovanbattista Caretti, è ispirata all'arte classica e rinascimentale. Il Museo, articolato in 23 sale espositive disposte su tre piani, raccoglie reperti archeologici che vanno dal paleolitico al medioevo.
Tra i reperti più importanti ivi conservati si possono evidenziare quelli dell'antica età della pietra, associati a resti di fauna paleolitica (300.000 - 30.000 anni fa), quelli dell'età del Bronzo medio e quelli relativi alla Civiltà Laziale che nel periodo più antico, quello "Albano" (XI-IX sec. a.C.) ebbe il maggior splendore.


Sepolcro degli Orazi e Curiazi

Il monumento, che ancora oggi si erge maestoso e pieno di fascino per la sua storia, fatta di leggenda e di un po' di mistero, costituisce un unicum per la sua architettura che trova riscontro nelle urne cinerarie etrusche di Volterra. Sull'alto basamento quadrangolare, realizzato come tutto il monumento in grossi parallelepipedi di peperino, si ergevano quattro tronchi di cono sugli angoli e forse un quinto, più alto, su di una base centrale a tamburo.
Il mausoleo fu edificato in età repubblicana, nella prima metà del I sec. a.C. e quindi non può essere riferito ai mitici fratelli Orazi e Curiazi. Alcuni studiosi recentemente ritengono che questo mausoleo costituisca una erudita ricostruzione della tomba di Arunte da parte dell'antica famiglia Arruntia che qui vicino aveva i suoi possedimenti.


Villa Imperiale

La villa fu costruita nell'Albanum con grande sfarzo da Pompeo, tra il 61 e il 58 a.C., con il ricco bottino proveniente dalla guerra mitridatica. Dal figlio Sesto, che la ereditò, essa passò nelle mani di Dolabella e quindi nel patrimonio dell'Imperatore Augusto e dei suoi successori.
I ruderi, ancora maestosi, (si conserva tutto il piano terra), occupano un'estensione di ben 340 m. di lunghezza e 260 di larghezza, pari a 9 ettari di superficie. Le strutture mostrano quattro fasi costruttive relative ad ampliamenti, ristrutturazioni e restauri. Il corpo centrale della villa, rivolto verso il mare, si elevava su di una platea artificiale e raggiungeva i tre piani di altezza.
Ninfei, criptoportici, costruzioni anche isolate, abbellivano la villa assieme a numerose e preziose statue, decorazioni in terracotta policroma, fontane e giardini. Famosi, tra i reperti rinvenuti tra il 1700 e il 1800, sono l'ara marmorea sulla quale sono scolpite le fatiche di Ercole (Musei Capitolini), il gruppo di due centauri in marmi policromi e il Bacco barbato oggi nel Museo dei Doria Pamphili che all'epoca possedevano in Albano un palazzo e il parco ove affiorano i resti della Villa Imperiale.
Altri reperti sono oggi conservati nel Museo Civico di Albano.


Villa Romana ai Cavallacci

La villa, tuttora in corso di scavo, ha restituito, oltre ad una serie di strutture murarie e di ambienti con pavimenti in mosaico e in marmi policromi, anche numerosi reperti tra i quali vanno evidenziate le terrecotte architettoniche e la bella testa marmorea di Tiberio Gemello. La villa, sorta alla fine dell'età repubblicana, conobbe particolare splendore soprattutto in età tiberiana, ma continuò ad essere abitata fino al V sec. d.C.
I numerosi reperti provenienti dagli scavi, sono visibili nel Museo Civico.


Porta Pretoria e Porta Principale Sinistra

I resti della Porta Pretoria, realizzata in opera quadrata con parallelepipedi in peperino, si ergono ancora oggi imponenti. La porta, larga m. 36 ed alta m. 14, è costituita da tre fornici protetti ai lati da due avancorpi costituiti da torri rettangolari ed è articolata in due piani, con il fronte rivolto verso la sottostante Via Appia ornato da elementi architettonici e statue marmoree, di cui oggi si conservano soltanto alcuni frammenti.
Anche la Porta Principale Sinistra era costituita da tre fornici e da una posterula. Sono visibili ancora il fornice centrale, più largo dei due laterali e quello laterale destro con la vicina posterula, entrambi tamponati in età medievale.
Anch'essa, come la cinta muraria dell'accampamento, è rigorosamente costruita in opera quadrata.


Cisternoni

La grande cisterna dell'accampamento può senza dubbio considerarsi uno tra i più spettacolari monumenti di Albano e del mondo romano. La cisterna fu progettata e fatta costruire dagli architetti (praefecti fabrum) della Legione per poter rifornire d'acqua l'accampamento e le abitazioni che gravavano intorno ad esso.
La pianta è pressoché rettangolare con i lati lunghi di m. 47,90 e m. 45,50 e quelli corti di m. 29,62 e m. 31,90. La cisterna è stata realizzata in parte scavando direttamente il banco roccioso e in parte in muratura. Essa è divisa in 5 navate con volta e botte sostenute da 36 pilastri ed è rivestita da intonaco impermeabile (opus signinum).
L'importanza dei Cisternoni di Albano deriva non solo dalla loro dimensione, che permette di immagazzinare più di 10.000 m³ di acqua, ma soprattutto dal fatto che, dopo quasi duemila anni, ancora funzionano perfettamente, alimentati da condotte romane che captano le acque dalle sorgenti poste lungo i fianchi del cratere vulcanico del Lago Albano.


Terme detto di Cellomaio

Questo imponente complesso edilizio, realizzato in opera cementizia rivestita da un'elegante cortina laterizia rossastra, fu fatto costruire dall' Imperatore Caracalla per aggraziarsi i legionari Albani in rivolta dopo l'uccisione del fratello Geta.
La pianta del complesso è quadrangolare con torri-contrafforti negli spigoli. L'alzato era costituito da tre piani di cui quello inferiore con funzione di costruzione e adibito ad ambiente di servizio, mentre gli altri due piani si articolavano in grandi aule ariose e vaste, pavimentate con marmo e mosaico e provviste di grandi finestroni sormontati da arcate.
L'antico edificio, trasformato nel medioevo in roccaforte e successivamente occupato da civili abitazioni, oggi può ammirarsi quasi nella sua totalità.


Anfiteatro

Posto oltre il lato NE dell'accampamento, fu edificato nelle prime decadi del III sec. d.C. dalle stesse maestranze della Legione Albana. La costruzione, di notevole dimensione, è di forma pressoché ellittica e fu realizzata in parte scavando direttamente il banco roccioso, in parte in muratura utilizzando differenti tecniche murarie.
Dell'originario edificio rimangono il primo piano sostenuto da una trentina di fornici, parte degli ingressi trionfali e l'intera cavea che misura nell'asse maggiore m. 113.
In origine l'anfiteatro raggiungeva un'altezza di circa 22 metri. Nel medioevo divenne cava di materiali e cimitero cristiano. Di questa fase rimangono due oratori, uno ricavato nel III fornice e uno scavato completamente nella roccia sul lato sinistro del parapetto della cavea all'altezza dell'arena.


Catacombe di San Senatore

Sono ubicate lungo la via Appia Antica al XV miglio da Roma sul luogo in cui preesisteva una cava di pozzolana di epoca romana. La riutilizzazione della cava come cimitero cristiano avvenne tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C.
La fama che godettero queste catacombe fin dal tardo antico era dovuta alla presenza dei corpi di santi e martiri come ricorda chiaramente il martirologio geronimiano.
La catacomba albana è la maggiore e la più importante tra quelle suburbicarie. Nella cripta centrale sono ben conservati vari affreschi tra i quali quello che raffigura San Senatore titolare della Catacomba (fine IV inizi V sec d.C.), quello che raffigura Cristo tra i martiri e gli sponsores (fine V sec. d.C. inizi VI sec. d.C.) e quello di età medievale (XI-XII sec. d.C.) con il Cristo Pantocrator tra la Madre di Dio e S. Smaragdo.
Un altro interessante affresco è posto nell'abside della cripta minore. I reperti rinvenuti negli scavi sono esposti al Museo Civico Albano.


La Cattedrale

Sorge sulle rovine dell'antica basilica fatta costruire dall'Imperatore Costantino.
Nella cripta sottostante il presbiterio sono conservati ancora alcuni dei capitelli ionici dell'antica basilica paleocristiana che Papa Leone III (795-815) fece riedificare dopo un furioso incendio. Dopo una serie di vicissitudini e di modifiche come la costruzione della sagrestia e di un piccolo cimitero attiguo, nel 1772 il Cardinale Fabrizio Paolucci fece costruire l'attuale facciata su progetto dell'architetto Carlo Buratti mentre l'odierno aspetto della basilica si ebbe soltanto nel 1913 a seguito di nuovi adeguamenti e restauri eseguiti per più di 50 anni con il concorso finanziario del popolo di Albano.
Con questi restauri furono messe a vista una serie di colonne della cattedrale medievale di Leone III e la Chiesa fu dedicata, oltre che a S. Giovanni Battista anche a S. Pancrazio entrambi protettori di Albano.
L'interno della chiesa di gusto neoclassico, è ripartito in tre navate con 6 cappelle laterali ove sono collocate, come nella sagrestia, interessanti dipinti del XVIII secolo. Il monogramma di Cristo troneggia nell'abside sopra tre grandi quadri raffiguranti rispettivamente la gloria di S. Pancrazio (centro), l'apparizione a Costantino della Santa Croce (destra) e il rinvenimento della Santa Croce da parte di S. Elena (sinistra).
Nella cattedrale è conservato uno splendido sarcofago marmoreo paleocristiano con figura di orante centrale. Poco distante dalla cattedrale su via A. De Gasperi è situato il grazioso palazzo episcopale costruito nel 1725 dal Cardinale Nicola Lercari Segretario di Stato di Papa Benedetto XIII.


Chiesa di San Pietro Apostolo

L' antica chiesa voluta da Papa Ormisda (514-523 d.C.) fu ricavata da una grande aula delle terme romane fatte costruire dall'Imperatore Caracalla.
Il più importante dei numerosi restauri avvenne nel tardo medioevo (XII sec.), mentre nel XIV sec. si effettuarono una serie di modifiche delle quali ancora oggi rimangono tracce, come l'arco ogivale a due spioventi con mensole e colonne di marmo, posto sopra una porta del lato occidentale della chiesa.
I Savelli nel 1440 vennero in possesso dell'antica chiesa e nella cappella, oggi distrutta, seppellirono alcuni loro familiari.
Le tombe principesche sono ora visibili all'interno della chiesa.
Qui sono conservate, trasformate in altari o balaustre, anche stupende trabeazioni marmoree di età severiana.
Alcune pareti conservano ancora pregevoli affreschi come quello posto in una nicchietta della Vergine del Segno di età bizantina e quello più grande raffigurante S. Margherita e S. Onofrio, databile tra il XIII e il XIV sec. d.C.
Pregevoli sono anche la grande pala dell'altare del XVI sec. che raffigura la consegna della chiavi a S Pietro e gli stendardi settecenteschi.
Sul lato orientale esterno della chiesa si possono ammirare due notevoli trabeazioni di età imperiale finemente decorate, utilizzate come stipiti della porta e il bel campanile romanico del XII secolo.


Santa Maria della Rotonda

Il santuario di S. Maria della Rotonda sorge su di un grazioso ninfeo che costituisce un interessante precedente architettonico del famoso Panteon di Roma.
La chiesa fu consacrata nel 1060 anche se l'uso ecclesiale è attestato dal IX secolo.
Alle trasformazioni seicentesche che subì l'edificio, si aggiunsero quelle settecentesche e ottocentesche finche nel 1938 l'edificio di età romana fu riportato all'originario splendore.
L'interno della Chiesa è molto suggestivo:sull'altare centrale è esposta un'antica icona della Madonna con il Bambino di stile bizantino ridipinta nel XV secolo, mentre nei catini a destra dell'altare si conservano resti di affreschi il più completo dei quali è quello della "storia della vera Croce" databile al XIV secolo. Sull'altare laterale destro è conservato un altro affresco del XIII secolo attribuito al Cavallini che raffigura S. Anna con S. Giovanni e S. Ambrogio. Gli altari della chiesa sono stati eretti su preziosi frammenti architettonici di età severiana, come pure della stessa età, sono gran parte dei reperti archeologici conservati nella sagrestia e nel vano del bel campanile romanico.


Convento e Chiesa di San Paolo

Furono costruiti intorno al 1282, in un proprio fondo, dal Cardinale Giacomo Savelli poi divenuto papa con il nome Onorio IV.
Nel 1710 il pittore G. van Wittel, in occasione della visita ad Albano di Papa Clemente XI Albani, ritrasse in una splendida tela (oggi al Museo Pitti di Firenze) la chiesa e l'annesso convento.
Nel 1769 il Cardinale Marco Antonio Colonna restaurò completamente l'intero complesso modificandolo in parte, soprattutto nell'interno della chiesa ove è presente un gusto baroccheggiante piuttosto rielaborato, mentre la facciata denota uno stile neoclassico ottocentesco.
Tra le tele seicentesche e del settecento, poste negli altari, è da notare quella dietro l'altare principale ove è raffigurata l'unzione di S. Paolo, opera tardo seicentesca di un pittore della scuola di Pietro da Cortona.
La volta della navata è decorata con un bell'affresco ottocentesco attribuibile al Gagliardi molto attivo in quel tempo in Albano.
Nella cappella sinistra, sotto l'altare, è conservato il corpo di S. Gaspare del Bufalo, fondatore dei P.P. Missionari del Preziosissimo Sangue.


Convento e Chiesa dei Cappuccini

L'intera costruzione fu realizzata secondo i classici criteri dell'architettura conventuale nel 1619.
La chiesa, ad unica navata con due cappelle laterali, rispecchia completamente la semplicità dello spirito francescano. Sull'altare maggiore campeggia una bellissima pala di notevoli dimensioni firmata dal pittore Gherardo delle Notti (G. van Honthorst) e datata 1618. Nel dipinto la principessa è rivolta verso la Madonna con il Bambino mentre S. Bonaventura è assorto nella visione di S. Francesco. Sullo sfondo si può scorgere il convento di Palazzola con il retrostante Monte Cavo. Nella cappella di destra è collocato il gruppo scultoreo della natività: il Bambino è circondato dalla Vergine Maria, S. Giuseppe, il bue e l'asinello.
L'opera è stata eseguita intorno al 1633 da A. Bolgi e da S. Speranza, artisti della scuola del Bernini.


Convento e Chiesa di Santa Maria della Stella

Il convento e la chiesa furono costruiti, in varie fasi e con vicissitudini alterne, intorno alla metà del XVI secolo, probabilmente ove era sorta la chiesa paleocristina di S. Senatore, sopra le catacombe omonime.
Solo nel 1687, con il contributo decisivo del Comune di Albano, finalmente la chiesa e il convento raggiunsero lo stato attuale. L'altare maggiore, ornato da marmi policromi del '700, è come il resto delle decorazioni della chiesa, di gusto barocco. Alle spalle di questo altare si erge una struttura con timpano, che al centro accoglie il quadro della Madonna con Bambino contornato da angeli. Il manto della Vergine è ornato da una stella: da ciò deriva il nome della chiesa. Quattro statue in gesso sormontano il muro che divide a metà il presbiterio. Splendido sulla parete di fondo è lo stemma dei Principi Savelli signori di Albano per parecchi secoli. Accanto alla chiesa è posto il cimitero storico comunale il cui accesso originario, costituito da un portale classico con colonne di granito e marmi bianchi, conserva l'iscrizione recante l'anno della sua consacrazione 1833.


Cappella del Seminario Diocesano

Nel vasto edificio del seminario della diocesi di Albano, addossato e in parte circoscritto da possenti tratti di mura dell'accampamento della II Legione Partica, particolare interesse riveste la cappella, impreziosita da un notevolissimo complesso di icone orientali realizzate tra il 1996 e il 1998, secondo lo stile e le tecniche pittoriche russe del 1400-1500, su commissione di Mons. Dante Bernini, Vescovo di Albano.

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