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Via Lattea... addio

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2004 19:34
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21/10/2004 19:34

Via Lattea... addio
Ancora 25 anni di luci intense, diffuse e accese per tutta la notte e la galassia scomparirà dai cieli italiani

I nostri nipoti potrebbero non riuscire più a vedere la Via Lattea. Sì perché, secondo l'ultimo allarme lanciato dagli esperti, ancora 25 anni di luci intense, diffuse e accese per tutta la notte e la galassia scomparirà dai cieli italiani. Già adesso per tre italiani su quattro la notte non scende mai e oltre metà non riesce più ad ammirare il cielo. Tutta colpa dell'inquinamento luminoso, una nuova forma di contaminazione prodotta come sempre dalla superficialità e dalla "miopia" dell'uomo, che non si accorge di aver intaccato la magia di notti buie e stellate con i suoi sprechi e la inutile dispersione di luce artificiale verso l'alto o verso zone che non necessitano di illuminazione.

Ed è per difendere il diritto a un cielo buio e stellato che astrofili, astronomi e ambientalisti sono scesi di nuovo in campo nella XII Giornata nazionale contro l'inquinamento luminoso sabato scorso (16 ottobre). La giornata, osserva l'Unione astrofili italiani (UAI), «è stata una delle poche occasioni in cui richiamare l'attenzione di tutti sullo spreco energetico perpetrato da quelle fonti che disperdono la luce verso l'alto: globi luminosi nelle città e nei parchi urbani, torri-faro che puntano verso il cielo e fari rotanti che contaminano le bellezze del firmamento».

Luci che nelle città sono sempre più intense e rivolte verso il cielo a cancellare stelle e costellazioni, tanto che in meno di 25 anni la Via Lattea potrebbe appunto diventare del tutto invisibile da qualunque punto del territorio italiano a livello del mare. L'allarme lo ha lanciato l'Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Inquinamento Luminoso (ISTIL), confrontando una mappa della luminosità del cielo ottenuta nel 1971 da tre astronomi della Specola Vaticana con i dati attuali, ottenuti utilizzando i dati forniti dai satelliti del Defence Meteorological Satellite Program dell'aeronautica militare statunitense, nell'ambito di un progetto finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

«Il cielo notturno in Italia è molto più degradato di quanto si creda normalmente», ha osservato l'astronomo Pierantonio Cinzano, che si occupa di ricerca sull'inquinamento luminoso presso l'università di Padova e l'Istil, autore del primo atlante dell'inquinamento luminoso insieme al fisico Fabio Falchi. Secondo i dati più aggiornati raccolti dall'Istil, un bel cielo stellato è ormai un ricordo in Lombardia, Campania e Lazio, dove la popolazione non riesce più a vedere la Via Lattea nemmeno nelle notti più serene. Troppo luminosi anche i cieli di Liguria, Emilia-Romagna e Toscana, e in Sicilia, Veneto, Piemonte, Puglia e Friuli Venezia Giulia un abitante su due non riesce a distinguere la Via Lattea. Migliore la situazione in Sardegna, Marche e Abruzzo, e in Umbria, Calabria e Molise solo un abitante su dieci vive in un luogo da cui la Via Lattea è totalmente invisibile.

I più fortunati sono gli abitanti di Trentino Alto-Adige, Basilicata e Valle d'Aosta, dove la Via Lattea è ancora visibile per quasi tutti, almeno nelle notti più serene. Cosa fare dunque per salvare il cielo stellato, ma anche per preservare l'ambiente (animali notturni che alterano le loro abitudini, piante che risentono dell'eccesso di luce e perfino i pericoli della luce troppo intensa sulla circolazione stradale nella notte)? L'invito rivolto a cittadini e istituzioni è a un uso più razionale dell'illuminazione, per esempio indirizzando le luci verso il basso e utilizzandole solo dove sono necessarie.

«Fin da adesso - ha osservato Cinzano - c'è la possibilità tecnica di realizzare impianti che contengano il più possibile l'inquinamento luminoso». Se un passo in avanti è stato fatto con le leggi in vigore in Lombardia, Marche ed Emilia Romagna, ci sono ancora delle lacune - ha rilevato Cinzano - nella bozza di legge in discussione alla Camera: «non sono definiti correttamente - ha osservato - i limiti all'emissione diretta degli apparecchi» e «i limiti all'intensità consentita verso l'alto sono 30 volte superiori a quelli accettati dalla legge in vigore in Lombardia».



dal portale di libero


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