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Biografia di Mario Bava

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2004 15:25
Utente Junior
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25/07/2004 15:25


Biografia di Mario Bava
(Sanremo, 1914 - Roma, 1980)

Figlio d’arte (il padre Eugenio era fotografo, scultore, cineasta), esordisce come operatore in “L’avventura di Annabella” (1943) di L. Menardi: in tre lustri di carriera, lavora con registi quali Pabst, Walsh, Emmer, Freda - per il quale crea l’inobliabile atmosfera macabra e decadente de “I vampiri” (1957) - dimostrando doti tecniche fuori dal comune e un enorme talento nel creare effetti speciali con pochi mezzi.
Firma la sua opera prima nel 1960, adattando per lo schermo il racconto “Il Vij” di Gogol’: il film che ne risulta, “La maschera del demonio”, è universalmente riconosciuto un capo d’opera della paura e il manifesto dell’intero cinema orrorifico italiano.
Vi si ritrovano al completo le tematiche che saranno proprie del filone indigeno: la figura centrale della donna-mostro, un erotismo malato ed ossessivo, pulsioni necrofile, dimore maledette, vampirismo, riti misteriosi ed antiche maledizioni. Il tutto, fotografato in un bianco e nero di grande suggestione, con sequenze indimenticabili (basti citare quella della resurrezione della strega, ancor oggi agghiacciante) e mirabili prove d’attore (mai più la Steele saprà ripetersi a simili livelli).
In seguito, Bava frequenterà un po’ tutti i generi, con risultati assai validi: vanno ricordati l’insolito peplum “Ercole al centro della terra” (1961), il bel giallo hitchockiano “La ragazza che sapeva troppo” (1962), il teso horror sadomaso “La frusta e il corpo” (1963), la trilogia del brivido de “I tre volti della paura” (1963; l’episodio “I Wurdalak”, tratto da Tolstoj e interpretato da un superbo Boris Karloff, è una vetta nell’arte del Nostro).
Le cose sue più convincenti restano però “Sei donne per l’assassino” (1964), magistrale e violento thriller che apre la strada alle pellicole di Argento; “Operazione paura” (1966), racconto gotico di straordinaria suggestione visiva; “Reazione a catena” (1971), ove si precorre il genere slasher sgranando un immaginifico rosario di morti che farà scuola. Più amato all’estero che in patria, Bava è a nostro avviso autore a pieno titolo: più di tanti cultori dell’impegno a tempo pieno, per tacer di certi maestrini coi loro affliggenti pensum.

dal sito http://www.italica.rai.it
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