LA COMMUNITY DI MARINA E DELLE SUE CARTOMANTI


NOVITA' PER I CONSULTI IN CHAT

 
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Storia del "Palio di Siena" ... le contrade

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2004 16:53
Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:53

La contrada: LUPA

Ultima vittoria: 2 luglio 1989 Dario Colagè "Bufera" su Vipera (scossa), Capitano Vittorio Beneforti

La vittoria più bella: Il due luglio 1945, Siena tornò a respirare aria di Palio, dopo la tragica e dolorosa interruzione bellica. Ritornare a correre fu già un successo perchè i problemi organizzativi erano molteplici, mancavano i cavalli ed addirittura scarseggiavano i fantini disponibili. Fra i barberi nove esordienti ed il solo Folco a far sognare i contradaioli, fra i fantini più di qualche sconosciuto ed addirittura un spazzino che corse nell'Oca ed uno stalliere di Pontignano che fu protagonista assoluto di quella carriera. L'ambito Folco toccò alla Giraffa che montò Tripolino, il quale preferì abbandonare la Lupa, contrada a cui era molto legato, per tentare di vincere con il miglior cavallo a disposizione. In Vallerozzi fu un problema trovare una monta per l'esuberante Mughetto, dopo una assemblea fu deciso di montare Lorenzo Provvedi detto "Renzino" uno stalliere di Pontignano che a malapena conosceva i colori delle contrade. Si arrivò al Palio, la Giraffa dominò la carriera per oltre due giri, fin quando alle spalle di Folco si presentò Renzino che con un'azione tanto folle quanto coraggiosa riuscì a passare andando a vincere fra la sorpresa generale. Renzino, fantino improvvisato, fu festeggiatissimo dai lupaioli che invasero Pontignano, ma nonostante la gloria ed i soldi che il Palio poteva garantirgli non corse più, legando il suo nome a questa unica impresa.

La rivalità: La rivalità fra Lupa ed Istrice è abbastanza recente, infatti risale agli anni trenta. Le due contrade erano alleate, ma delle banali questioni di confine nate per una disputa di pochi metri fecero nascere i primi dissidi. Per far tornare i rapporti sereni fu formata una commissione che però non riuscì a far accordare le due parti. La tensione salì fino ai due Palii del 1935, quando a luglio vinse la Lupa e ad agosto l'Istrice, il cavallo Ruello con due splendide imprese andò a consolidare la rivalità. Testimonianza tangibile di questo sono i due Numeri Unici editi in quelle occasioni dalle due contrade, in cui non mancano rivendicazioni serie ed i classici sfottò palieschi che caratterizzano ogni rivalità senese.

La curiosità: Dopo la fine del TONO, le contrade della Lupa, del Drago, del Montone e dell'Aquila si allearono formando la "piccola quadruplice". Questa alleanza, pur non avendo i mezzi e le possibilità delle contrade che componevano il TONO, ottenne più di qualche successo fra il 1935 ed il 1939. La Lupa vinse nel 35 e nel 37, il Drago nel 36 e nel 38, l'Aquila nel 39, solo il Montone restò a bocca asciutta. Il cardine dell'alleanza fu senz'altro il fantino Tripolino, il dominatore di quegli anni, che dividendosi fra Lupa e Drago regalò a queste contrade due successi a testa. Purtroppo, proprio mentre l'alleanza andava consolidandosi attirando l'interesse anche di altre contrade, arrivò la guerra a fermare il Palio, è curioso rilevare che alla ripresa la "piccola quadruplice" non si riformò, anzi fra Lupa e Drago negli anni cinquanta non corse buon sangue.

Il personaggio: Mario Bertini, lupaiolo appassionato, fu prima mangino ed in seguito vicario della sua contrada. Contradaiolo a tutto campo, era capace di tirare gran cazzotti ed allo stesso tempo di scrivere le parole dell'inno della sua contrada. Alla sua persone è legato un simpatico aneddoto collegato al trionfo di Renzino del luglio 1945. Il fantino scelto dalla Lupa era molto inesperto ed alla immediata vigilia della carriera aveva perso tutta la sicurezza dimostrata nelle prove, era diventato pallido quasi sveniva tanto era teso. Il Bertini si accorse delle condizioni pietose del fantino e riuscì a fargli bere un bicchiere d'acqua in cui aveva sciolto due pastiglie di simpamina. L'effetto fu straordinario Renzino si svegliò dal suo torpore in corsa diede il meglio di se ed andò a vincere grazie ad un "sorpasso da manicomio" all'ultimo giro.


(tutte le informazioni sono state prese dal sito www.ilpaliodisiena.com)

[Modificato da diufy64 24/07/2004 16.54]

Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:52

La Contrada: VALDIMONTONE


Ultima vittoria: 16 agosto 1990: Salvatore Ladu detto "Cianchino" su Pytheos, Capitano Franco Morandi

La vittoria più bella: Il tredici settembre 1986 si corse un Palio straordinario dedicato al secondo centenario dell'abolizione della Balia e della Biccherna, antiche istituzioni senesi. Fu un Palio bellissimo, lottato allo spasimo fra le rivali Montone e Nicchio. I favoriti della vigilia erano l'Oca con Aceto su Benito, la Pantera con Cianchino su Bayardo, il Montone con Il Pesse su Brandano ed il Nicchio con Bastiano su Figaro. Si corse praticamente in otto, in quanto la Lupa non prese parte alla carriera per un infortunio al barbero Emiro Benny e la Pantera cadde al canape di una mossa molto contestata, in cui non mancarono colpi proibiti fra la Torre e le rivali Oca ed Onda. Dalla mossa uscì molto bene il Nicchio, insidiato fino al Casato dalla Giraffa, la cui rovinosa caduta sembrò spianare la strada alla Contrada dei Pispini. Nelle posizioni di rincalzo era però già iniziata la fantastica rimonta di Brandano. Al secondo giro Il Pesse affiancò Bastiano, il quale, in difficoltà estrema, fu annientato dalle nerbate dell'avversario. L'arrivo di Brandano segnò l'apoteosi del popolo dei Servi, vincere un Palio, che sembrava ormai perso, dopo aver superato e nerbato la rivale non è cosa da tutti i giorni.

La rivalità: vedi Nicchio

La curiosità: La contrada di Valdimontone ha un particolare rapporto con le carriere straordinarie. Infatti, pur avendo corso solo otto dei diciotto Palii straordinari di questo secolo, stesso dato del Bruco inferiore solo a quello del Nicchio che ha corso sei volte, ha vinto in ben tre occasioni. Curiosamente il Montone ha vinto il primo e l'ultimo Palio straordinario del secolo nel 1902 e nel 1986, passando per il decimo corso nel 1950. Il ventotto settembre 1902 la carriera si corse in onore del XIII Congresso della Società Dante Alighieri, il Montone vinse con Picino e Sauro dopo una partenza strepitosa che garantì un notevole vantaggio sulle inseguitrici. Il ventotto maggio 1950, in occasione del V Centenario della canonizzazione di San Bernardino, il Montone vinse un Palio stupendo, ricco di colpi di scena, molte contrade si alternarono al comando ed alla fine fu Gaia scossa a precedere di pochissimo il cavallo della Lupa, dopo la caduta di Ganascia all'ultimo giro al Casato. Infine la vittoria, già descritta in precedenza, del settembre 1986, curiosamente in quella occasione il Montone tornò a correre uno straordinario dopo trentasei anni, l'ultima volta fu proprio nel 1950.

Il personaggio: Esponente di spicco di una delle più note famiglie di cavallai, Alfredo "Dedo" Pianigiani, fu il primo capitano montanaiolo del dopoguerra. Venti Palii, dall'agosto 1945 all'agosto 1961, con una sola parentesi nel 1956 quando il capitano del Montone fu Piero Santi. Pianigiani vinse tre volte, nel 1946 e nel 1950 con Ganascia e nel 1958 con Rondone. Proprio a quest'ultimo successo è legato un episodio tutto da raccontare. Da buon cavallaio, Dedo lanciò sul tufo numerosi barberi di gran successo, fra questi Belfiore, che nell'agosto 1957 toccata al Nicchio vinse il Palio con Vittorino. In quegli iniziava a farsi corposa la rivalità fra Nicchio e Montone, nonostante ciò, nel dopo Palio Dedo Pianigiani si recò nella stalla della rivale per appurare le condizioni di salute del suo amato cavallo. La cosa, già inedita, assunse un sapore particolare in quanto il capitano del Montone abbracciò con affetto Belfiore che era stata la causa di una tremenda delusione. Ma l'anno successivo arrivò la grande rivincita, Belfiore toccò al Montone e fu affidata a Donato Tamburelli detto "Rondone", i due corsero e vinsero alla grande, per la somma soddisfazione di Dedo Pianigiani, che ebbe la gioia di vincere un Palio da capitano con un cavallo di sua proprietà

Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:51

La Contrada: LEOCORNO

Ultima vittoria: 2 Luglio 2001 con il Cavallo: Ugo Sanchez e con il fantino Gigi Bruschelli detto "Trecciolino", Capitano Marco Gualtieri

La vittoria più bella: Il 17 aprile 1904 il Leocorno vinse il primo Palio di questo secolo con Angelo Meloni detto "Picino" su Primetta. Questo Palio Straordinario fu organizzato per l'inaugurazione della Mostra sull'Antica Arte Senese a cui presenziò il Re d'Italia. Proprio la presenza della Famiglia Reale influenzò in maniera clamorosa gli esiti della alla carriera. L'Istrice ebbe in sorte il miglior cavallo che infatti dominò le prove candidandosi in maniera autorevole per il successo, tuttavia l'Oca desiderosa di vincere il Palio riuscì a corrompere Popo il fantino di Camollia. Questa notizia arrivò ad un mangino della Chiocciola che, per impedire il successo ocaiolo, si inventò che il Re avrebbe regalato al fantino vincitore una notevole somma di denaro. I fantini, come al solito avidi di guadagni, abboccarono e cercarono di tirare a vincere, stravolgendo i partiti fatti in precedenza. Picino, che si era già impegnato con l'Oca, ignorò gli accordi precedenti ed andò a vincere precedendo l'Istrice che dopo la caduta dell'Oca aveva cercato una disperata rimonta. Nel dopo Palio il fantino dell'Istrice evitò a stento il linciaggio, mentre Picino subito dopo aver vinto venne a sapere dell'imbroglio e si ritrovò ad incassare dal Leocorno molto meno di quello che l'Oca gli aveva garantito.

La rivalità: vedi Civetta

La curiosità: Alla Contrada del Leocorno sono legate tutta una serie di particolari primati statistici. E' la contrada che vanta, si fa per dire, l'astinenza più lunga della storia del Palio, rimase senza successo dalla vittoria di Monco nel 1704 a quella di Angelo Giusti detto "Ciocio" nel 1776, ben settantadue anni ! Dopo tanta carestia la contrada riprese quota nell'800 con undici successi. Un altro primato del Leocorno è quello di aver cambiato nome in più di un'occasione, infatti dal 1835 si chiamò Unicorno e solo nel 1902 per iniziativa di Carlo Alberto Cambi Gado si tornò alla denominazione tradizionale. In questo secolo il Leocorno è la contrada che ha corso più carriere ben centoventiquattro, avendo sempre contanto in una discreta fortuna nelle estrazioni, tenendo presente gli undici Palii straordinari corsi più l'ultima uscita a sorte per il prossimo Palio arriviamo ad un totale di cinquantasette. Un ultimo primato statistico del Leocorno riguarda i fantini che hanno corso per i colori di Pantaneto in questo secolo, ben sessantanove, nessuno dei quali è stato montato per più di quattro carriere.

Il personaggio: Carla Placidi Mazzarosa, fu la capitana del Leocorno nel decennio 1948-58, diciassette carriere e due affermazioni nel campo. La prima vittoria venne dopo gli anni difficili della guerra, era il sedici agosto 1950, il Leocorno non vinceva dal 1929, artefici del successo furono Remo Antonetti detto "Rompighiaccio" e Niduzza, coppia scelta con cura dalla capitana, perchè nella carriera precedente, entrambi all'esordio furono grandi protagonisti lasciando intravedere un grande affiatamento che fu sfruttato alla perfezione ad agosto. Ancora basata su una grande accoppiata fantino-cavallo fu la vittoria del settembre 1954. Nel Leocorno arrivò la dominatrice Gaudenzia che montata dal "suo" Vittorino vinse passeggiando il Palio straordinario dedicato all'Anno Mariano. Dopo l'addio della capitana il Leocorno scontò un lungo periodo di crisi, costellato da molte delusioni e dalla conquista della poco ambita cuffia che restò in Panteneto dal 1973 al 1980, anno in cui Aceto e Uana vinsero ad agosto per i colori lecaioli dopo un'astinenza di ventisei anni.



Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:50

La Contrada: TORRE


Ultima vittoria: 16 agosto 1961, Giorgio Terni detto "Vittorino" su Salomè de Mores, Capitano Maria Pace Chigi Zondadari MIsciatelli

La vittoria più bella: L'ultima vittoria torraiola è senz'altro da ricordare, un ricordo anche se lontano mai sbiadito nella mente dei torraioli. In quel Palio la Torre era la favorita insieme alla Tartuca, infatti le sorelle de Mores, Salomè ed Uberta, erano i soggetti più forti ed ambiti di quegli anni. Le cose si misero subito male per la Torre di rincorsa con l'Oca, con Ciancone, nona al canape e la Tartuca, con Tristezza, tranquilla al sesto posto. Vittorino decise di rompere subito gli indugi ed entrò nel momento in cui l'Oca si trovava "rigirata" senza nessuna possibilità di ostacolare l'avversario. La Tartuca uscì dai canapi indisturbata e subito si delineò un duello con la Torre. La svolta all'ultimo San Martino con la caduta di Tristezza da Uberta che permise a Vittorino e Salomè di vincere uno dei Palii più discussi della storia che si portò con sè una serie infinita di polemiche.

La rivalità: La Contrada della Torre rappresenta attualmente un'anomalia nello schema delle rivalità fra le contrade senesi, infatti ha ben due rivali l'Oca e l'Onda. Con l'Onda la rivalità è molto antica, probabilmente la più vecchia di tutte, ebbe il suo culmine nel seicento ed è riesplosa violenta in seguito ai fatti del luglio 1930, dopo lunghi periodi di neutralità ed addirittura di alleanza. Paradossalmente è quella meno sentita dai torraioli che riservano le proprie energie tutte contro l'Oca, anche questa rivalità è vecchia di secoli, ma è estremamente anomala, essendo l'unica fra contrade non confinanti. I motivi precisi di questa rivalità non sono stati mai chiariti, ma di certo condiziona da tempo gli esiti del Palio, è innegabile che intorno a queste due contrade ruotano molte strategie paliesche. Secondo alcuni la rivalità è iniziata per motivi di concorrenza commerciale e si è poi estesa non solo al Palio ma anche a tutte le altre manifestazioni che caretterizzavano la vita delle contrade nei secoli scorsi. Ad inizio novecento ci fu anche un tentativo di riappacificazione che però saltò perchè le due contrade si contendevano lo stesso fantino per un Palio, quindi si può affermare che Torre ed Oca sono nemiche irriducibili da sempre.

La curiosità: Nel 1896 a Siena si corsero ben quattro carriere, la Torre le corse tutte, tre con Scansino ed una con Ansanello, fece cappotto e sfiorò la clamorosa impresa di vincere tre volte su quattro. Il due luglio la Torre vinse con il debuttante Domenico Fradiacono detto "Scansino" su Farfallino. Il sedici agosto, orfana di Scansino, la Torre montò l'esperto Ansanello, fantino che aveva vinto già due carriere. La Torre restò in testa per quasi tutta la corsa, tallonata dall'Oca, con Montieri e dal Bruco con Fiammifero. Ad un passo dalla vittoria Ansanello, venduto all'Oca, fece passare Montieri che prese la testa. Per fortuna della Torre, l'alleto Bruco ebbe un guizzo decisivo, evitando una beffa clamorosa. Ansanello riuscì ad uscire dalla piazza e camminando tutta la notte si mise in salvo trovando asilo in un convento di frati. A mettere le cose a posto per la Torre ci pensò ancora Scansino che, il venticinque agosto, conquistò la vittoria sul fortissimo Febo, firmando così il secondo cappotto della storia torraiola.

Il personaggio: Guglielmo Forni detto "Polvere" fu custode della Contrada della Torre per tantissimi anni, simbolo della contrada negli anni difficili del fascismo e della guerra. In quegli anni la Torre era particolarmente sfortunata sul Campo, bersaglio degli sfottò dei rivali della Contrada di Salicotto era proprio Polvere. Dopo ogni sconfitta torraiola lo stornello "Povero Polvere un' vinci più" era diventato una triste consuetudine. Nell'agosto 1930 la Torre andò vicinissima al successo con il fantino Smania. Polvere, rimasto in contrada, convinto dal boato della piazza che la Torre avesse vinto si precipitò a suonare le campane a festa. Nel salire le scale cadde e si ruppe una spalla, ma si sforzò per arrivare al campanile, intanto attorno a lui era calato un silenzio incredibile, la Torre non aveva vinto, ma era caduta proprio come lui. La delusione fu tremenda, Polvere svenne per il dolore, mentre nella contrada ci si disperava per una nuova disfatta. Ma l'amore di Polvere per la Torre non mutò e trovò la sua esaltazione nel 1939 e nel 1947 con le due vittorie del grande Ganascia. In Numero Unico del 1947 fu intitolato in suo onore "Il trionfo di Polvere" ed in copertina fu disegnato proprio il custode storico della Torre in una delle sue celebri smorfie.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:49

La Contrada: ISTRICE


Ultima vittoria: 2 luglio 2002 Luca Minisini detto Dè su Ugo Sanchez

La vittoria più bella: La vittoria dell'Istrice, datata due luglio 1975, fu conseguita dopo una carriera molto spettacolare, incerta e ricca di colpi di scena. La Contrada di Camollia si presentò ai canapi con un'accoppiata che non godeva dei favori del pronostico. Il cavallo Rimini era al suo terzo Palio, mentre il fantino Ragno, alla seconda presenza sul tufo, aveva dalla sua solo una discreta conoscenza per il cavallo, avendolo montato nell'agosto precedente per la Pantera. Dai canapi uscì prima l'Istrice che però fu ben presto passata dal Drago che, con Canapetta su Ringo, si mantenne primo per un giro, fino ad un improvviso guizzo dell'Aquila, con Bazza su Pitagora, che però non riuscì a curvare dando di nuovo via libera a Ragno. Dalle retrovie sbucò fortissima la Pantera, con Morino e la purosangue Lucianella, che però incappò nella stessa disavventura dell'Aquila, di questo nuovo colpo di scena seppe approfittarne l'Istrice che riuscì a spuntarla di poco sulla Civetta che con Liscio e Rucola era riuscita a recuperare lo svantaggio.

La rivalità: vedi Lupa

La curiosità: Il periodo di astinenza che ha attraversato l'Istrice prima delle vittorie di questi anni è stato il più lungo della storia della contrada dai quattro colori. I digiuni più lunghi per l'Istrice non sono durati mai più di ventuno anni, infatti in ben quattro occasioni la Contrada di Camollia è tornata al successo in coincidenza di questa scadenza. Dal 1688, vittoria di Monco, al 1709, vittoria di Piermaria. Dal 1772, vittoria di Bastiancino, al 1793, vittoria di Mattio. Dal 1914, vittoria di Rancani su Storno, al 1935, vittoria di Pietrino su Ruello, al 1956, vittoria di Mezzetto su Gaudenzia. Per la cronaca nel 1996, quando secondo "usanza" l'Istrice avrebbe dovuto rompere il digiuno di ventuno anni, corse solo a luglio con scarso successo con l'accoppiata Massimino-Tarantola.

Il personaggio: Figura di grande rilievo per la Contrada Sovrana dell'Istrice è stato senz'altro il barbaresco Ezio Papi. In carica dall'agosto 1945 all'agosto 1974, escluso una parantesi nel 1972 quando fu sostituito da Vasco Passaponti detto "Bordellino", Papi è stato protagonista di trentasei Palii e di tre vittorie ottenute nel giro di cinque anni dal 1956 al 1961. Leader carismatico ebbe una grande influenza sui suoi contradaioli, in merito c'è un episodio curioso da ricordare, in un dopo palio turbolento nel 1967, gli istriciaioli volevano picchiare il proprio fantino, Tristezza, ma il Papi indirizzò le ire dei suoi amici verso il fantino Bazza che correva nella Civetta, ritenuto dal barbaresco il vero responsabile dell'insuccesso della sua contrada, manco a dirlo i contradaioli dell'Istrice diedero retta al proprio barbaresco dandosi all'inseguimento del malcapitato Bazza. Stimato anche dagli altri colleghi, Ezio Papi è stato uno dei promotori della tradizionale cena dei barbareschi che si tiene annualmente.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:48

La Contrada: TARTUCA


Ultima vittoria: 16 agosto 2002 Gigi Bruschelli detto "Trecciolino" su Berio

La vittoria più bella: Il tre luglio 1991, la Tartuca ruppe un digiuno di diciannove anni ed un giorno grazie all'impresa di Cianchino ed Uberto. La carriera fu rinviata in quanto la sera del due luglio non fu possibile dare la mossa. Il mossiere Amod Cisi, al suo esordio, si trovò a gestire una situazione complicatissima, con il Montone al primo posto ed il Nicchio di rincorsa e con la Chiocciola e la Tartuca al terzo e quarto posto. Il Nicchio non vedendo mai il Montone in difficoltà non entrò, mentre il fantino della Chiocciola, Roberto Falchi detto"Falchino", era determinato ad ostacolare in tutti i modi ad ostacolare Cianchino, tutto questo mentre il buio incombeva e la piazza reprimeva a stento il proprio malcontento. Il giorno dopo però tutto andò liscio, dopo un'attesa relativamente breve, la Lupa e la Civetta furono le più pronte ad uscire dai canapi, mentre la Tartuca sembrava già togliata fuori grazie al duro ostacolo della Chiocciola. La Lupa, con Bufera su Careca, si mantennero in testa per quasi tutta la carriera, sembrava cosa fatta, ma Cianchino liberatosi dalla morsa di Falchino e superato la Civetta si avvicinò minacciosamente al battistrada. Al terzo Casato l'episodio decisivo, Cianchino un volta affiancato Bufera decise di tentare il sorpasso dallo steccato, l'azione riuscì, il Bufera nettamente sorpreso non riuscì ad abbozzare una reazione ed il cencio tornò dopo questa fantastica rimonta in Castelvecchio.

La rivalità: vedi Chiocciola

La curiosità: L'insegna della Tartuca ha subito nella storia molte variazioni, dovute in gran parte a motivazioni politiche. Fin dalle origini la Tartuca spiegava bandiere gialle e nere, salvo un breve periodo dal 1714 in poi, in cui il nero fu sostituito con il rosso. Tornata ai colori originali, nel 1847, il nero fu ancora sostituito stavolta con il bianco, in onore di Papa Pio IX, fu quindi adottata una bandiera uguale a quella vaticana. Nel 1849, la Tartuca riprese di nuovo i colori giallo e nero che però non erano graditi dal popolo, essendo infatti in epoca risorgimentale i colori tartuchini venivano associati all'odiata Austria. Per questo motivo non mancarono episodi di violenza ai danni della contrada che tra l'altro in occasione di ogni carriera veniva subissata di fischi, mentre al tricolore ocaiolo venivano tributati scroscianti applausi. Si decise per evitare di ulteriori problemi di sostituire il nero con il celeste di Casa Savoia, in seguito furono eliminati anche gli arabeschi neri e del 1858 la bandiera tartuchina prese la sua definitiva fisionomia che è poi quella attuale.

Il personaggio: Il tartuchino Silvio Gigli è stato per tutti la voce del Palio, prima in radio poi alla TV. Memorabili le sue cronache, tanto appassionate quanto garbate, impreziosite da competenza e dal motto rimasto famoso " E Siena trionfa immortale". Nella sua contrada, Silvio Gigli, ricoprì la carica di mangino, in verità per un breve periodo e con poco successo, la sua figura è associata a mille aneddoti, fra tutti quello legato al famoso Palio della Pace del 1945. In quell'occasione la Tartuca ebbe in sorte la bianca Elis montata da Amaranto, l'accoppiata si mostrò molto pronta in partenza, tanto che la sera del Palio uscì prima dai canapi per ben due volte. In entrambe le occasioni la mossa fu però annullata dal mossiere Pini, questa decisione scatenò la rabbia di Silvio Gigli che recatosi presso il verocchio rifilò due sonori ceffoni al mossiere, gesto che fece preludio alla inaspettata ed inedita decisione della Tartuca di ritirarsi dalla carriera. Il clamoroso sfogo di Gigli, in genere tranquillo anche in occasione delle cronache delle carriere più movimentate, suscitò molto clamore ma fu condivisa da molti, finanche dal capitano chiocciolino Guido Butini che strinse la mano al suo rivale in segno di ammirazione.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:47

La Contrada: GIRAFFA


Ultima vittoria: 16 agosto 1997 Giuseppe Pes detto "Il Pesse" su Quarnero, Capitano Fabio Caselli

La vittoria più bella: Il 1954 fu l'anno di Gaudenzia, la mitica cavallina bianca, tre vittorie su tre carriere, con quella del sedici agosto che resta tuttora nella leggenda del Palio. Gaudenzia toccò alla Giraffa, il cui capitano, Demolito Fini, affidò la monta a Marino Lupi detto "Veleno", fantino che aveva esordito nel luglio precedente proprio per i colori di Provenzano. Naturalmente la monta più adatta per Gaudenzia era quella di Vittorino che però fu bloccato dal Nicchio per montare Rosella. Dalla mossa scapparono primi l'Onda e la Giraffa, il cui fantino ebbe il merito di portare Gaudenzia nettamente in testa prima di cadere in maniera goffa dopo la prima Curva del Casato. Nelle retrovie, dopo una partenza infelice, Vittorino recuperò diverse posizioni, portandosi in testa al secondo giro a San Martino. Fu l'inizio di un leggendario duello fra uomo ed animale, Gaudenzia contro Vittorino, il suo fantino ed allenatore. Per il resto della carriera lo scosso della Giraffa tallonò il Nicchio, con il colpo di scena che si ebbe a pochi passi dal bandierino. Vittorino fu costretto a nerbare la "sua" Gaudenzia, che con un guizzo incredibile riuscì a passare con la testa sotto il nerbo, vincendo di un soffio davanti al suo amico fantino e beffando il Nicchio, la contrada del suo proprietario Benito Giachetti.

La rivalità: Attualmente l'Imperiale Contrada della Giraffa non ha rivali, anche se fino ad un recentissimo passato è stata divisa da un acceso antagonismo con il Bruco. Le due contrade restarono in buoni rapporti fino agli inizi degli anni trenta, in seguito ad alcuni screzi le relazioni ufficiali si deteriorarono e non mancarono episodi di violenza, fra tutti l'assedio dei brucaioli alla stalla della Giraffa nel 1945. Dopo dieci anni, un tentativo di riappacificazione andò a monte, creando nuovi incidenti e crescenti tensioni che si sono ripercosse in molte carrire. La rivalità si è trascinata fino a pochi anni fa, nonostante un'evidente sproporzione numerica a favore del Bruco, cessando dopo un accordo fra le dirigenze. La pace ha portato fortuna ad entrambe le contrade, nel 1996 il Bruco è tornato al successo dopo ben quarantuno anni, nel 1997 la Giraffa ha realizzato uno storico cappotto.

La curiosità: Il tre è un numero che porta decisamente bene ai colori giraffini. Sono infatti tre i cappotti realizzati dalla contrada, un record. Il primo nel 1807, a luglio con Batto, ad agosto con Mattio. Il secondo nel 1897, sempre con il cavallo Febo, a luglio con Scansino, ad agosto con Massimino. Il terzo nel 1997, storia recente, con i due successi sfolgoranti del capitano Fabio Caselli, a luglio con Il Pesse e l'indimenticabile Penna Bianca, ad agosto con lo stesso fantino ascianese su Quarnero. E nel 2097 ? Ai posteri l'ardua sentenza... Ancora il numero tre determinante nella storia giraffina, la Contrada di Provenzano si fregia infatti di tre titoli, conquistati in occasione di carriere dedicate a particolari avvenimenti della storia del nostro paese. La Giraffa è Reale per aver vinto il Palio del 16 luglio 1887 alla presenza del Re e della Regina. Imperiale per la carriera vinta il due luglio 1936, dedicata appunto all'Impero. Repubblicana per la vittoria conseguita il sedici agosto 1946. Proprio il Numero Unico del 1946 si intitola "Reale, Imperiale, Repubblicana", per sancire questa particolarità giraffina.

Il personaggio: Classica figura di passione contradaiola fu il barbaresco della Giraffa, Oreste Vannini detto "Bellocchio". Innamoratissimo della sua contrada, al posto della cravatta indossava dei pon-pon bianco rossi ed all'occhiello portava sempre un garofano con i colori amati. Addirittura versava nelle casse contradaiole il suo compenso da barbaresco. Bellocchio rivestì un ruolo determinante nel successo dell'agosto 1929, infatti la cavallina Orfanella era piuttosto malconcia, avendo un'infezione ad una zampa, quando si pensava addirittura di rinunciare alla carriera il barbaresco trovo la soluzione al problema, con una violenta secchiata riuscì a far aprire la ferita. Sparita l'infezione la cavalla corse e vinse il Palio addirittura scossa. Bellocchio restò legatissimo ad Orfanella, tanto da portarne una foto nel portafoglio fino allla sua morte, avvenuta pochi giorni dopo la strepitosa vittoria del 1954.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:45

La Contrada: SELVA

Ultima vittoria: 2/07/2003 Sgaibarre su Zodiach

La vittoria più bella: Mai vittoria fu più significativa per la contrada della Selva come quella del 16 agosto 1953. Infatti, oltre a rompere un digiuno che durava da 1919, con quella vittoria la Selva aprì un periodo costellato da numerosi successi che ha portato la Contrada di Vallepiatta per ben undici volta prima al bandierino dal 1953 al 1987. Anche negli anni precedenti la dirigenza selvaiola non aveva lesinato sforzi per tornare alla vittoria, ma la sfortuna sembrava accanirsi contro la Selva che arrivava seconda a ripetizione. Nell'agosto 53, la Selva ebbe in sorte Mitzi che fu affidata all'Arzilli che nel luglio precedente l'aveva montato per l'Oca. Dalla mossa uscirono primi Selva, Istrice, Onda e Lupa. Dopo un breve tratto in cui fu prima la Lupa, prese il comando l'Istrice con Mezzetto sulla sorprendente Dorina. Il fantino di Camollia si mantenne primo per due giri con la Selva che riuscì a passare all'ingresso della curva di San Martino. Sembrava fatta per l'Arzilli ma la sua caduta, avvenuta subito dopo il sorpasso ai danni dell'Istrice, rese palpitante il finale della carriera. Infatti, Mitzi scosso, arrivò con una traiettoria molto larga alla curva del Casato, tanto da fermarsi in mezzo ai carabinieri che li prestavano servizio, pare che proprio uno di loro riavvò l'azione del cavallo della Selva con un calcio ben assestato, rendendo vana l'affannosa rimonta dell'Istrice.

La rivalità: Attualmente la Contrada della Selva non ha rivalità. Tuttavia, in passato era in lotta aperta con la confinante Pantera, il tutto dovrebbe risalire al Palio dell'ottobre 1745 quando la Selva, che era prima, fu fermata dalle bastonate della Grifa, una panterina scesa in pista per favorire la sua contrada. Anche in questo caso non sono mancanti tentativi di riappacificazione sfociati poi in risse furibonde. Famosa è una cena organizzata in tal senso finita a pugni solo perchè un rappresentante di una delle due contrade, mentre si apprestava a pronunciare le prime frasi di un discorso di riconciliazione, versò inavvertitamente del vino addosso ad un altro, scatenando la furia dei presenti. Questa rivalità si estinta con il tempo e fra la fine dell'ottocento e gli inizi del nostro secolo.

La curiosità: Il periodo nero per la Selve si aprì con la vigilia della vittoria del 1919 che rimarrà famosa per la coltellata a Bubbolo, fantino senese molto quotato in quegli anni. I migliori cavalli toccarono alla Selva ed alla Tartuca, i selvaioli contattarono per la monta Bubbolo che aveva difeso a luglio i colori di Vallepiatta. Il fantino però preferì andare in Tartuca, contrada per la quale aveva vinto nel 1914, provocando il malcontento dei selvaioli. La scintilla scoccò durante una prova, i dirigenti della Selva montarono Randellone al solo scopo di dare noia a Bubbolo. I due, finita la prova, si azzuffarono coinvolgendo anche alcuni rappresentanti delle due contrade, incappando in tal modo nella squalifica immediata. Per Bubbolo la squalifica fu una vera e propria disdetta perchè era sicuro di vincere il Palio, quindi adirato si recò nella Selva con alcuni suoi parenti. Le sue intenzioni non dovevano essere tanto amichevoli, la discussione subitò degenerò spuntarono fuori bastoni e coltelli, un selvaiolo colpì Bubbolo che tramazzò al suolo in un lago di sangue. Nonostante ciò il fantino riuscì a recarsi nel vicino ospedale e mentre lottava con la morte, la Selva vinse il Palio con Morino su Stellino. Il drappellone fu portato in Vallepiatta dai carabinieri che arrestarono il presunto aggressore, per ricordare questo evento i selvaioli scrissero dietro il cencio "Palio di sangue". Per una versione più approfondita di questo episodio, vai alle pagine della Selva e clicca su "Storie di contrada"

Il personaggio: Il capitano della rinascita selvaiola fu Umberto Bonelli, che prese le redini della contrada nel 1945. Il suo mandato non iniziò nel migliore dei modi, con il Palio di luglio di quell'anno che fu caratterizzato dalla brutta corsa di Pietrino su Montecucco che provocò la violenta reazione dei selvaioli contro il proprio fantino. Anche negli anni seguenti le cose continuarono ad andar male con la Selva che colezionava secondi posti, con Mezzetto e Salomè protagonisti sfortunati di entrambi i Palii del 1951. Il non vincere provocò anche delle divisioni interne alla contrada che si trovò in quegli anni in una crisi acutissima. Ma il capitano Bonelli, insieme al priore Bindi Segardi ed al vicario Periccioli, non si perse d'animo e finalmente il 16 agosto 1953 lo scosso Mitzi riportò il Palio in Vallepiatta dopo trentaquattro anni. Bonelli restò in carica altri nove anni, conquistando altre tre vittorie nel 1955, nel 1960 e nel 1962, aprendo il fantastico ciclo selvaiolo che frutterà in totale undici successi in trentatre anni.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:44

La Contrada: DRAGO


Ultima vittoria: 16 agosto 2001 Luca Minisini detto De' su Zodiach

La vittoria più bella: Il Palio vinto dal Drago il 16 agosto 1989 è da ritenersi uno dei più spettacolari degli ultimi decenni, caratterizzato dal duello mozzafiato fra due cavalli scossi, Benito e Pytheos, campioni di grande calibro. Nel Drago correva Moretto, mentre per montare Pytheos nel Bruco fu ingaggiato Cianchino, ma i due fantini non furono che delle semplici comparse.
Dopo una mossa tormentata, ritardata notevolmente dalla perdita di un ferro di Benito, il Bruco schizzò primo dai canapi, conservando un notevole vantaggio nonostante Cianchino fosse caduto quasi subito. Intanto, nelle retrovie, si faceva luce Benito che, dopo aver scaricato al primo San Martino il suo fantino, iniziò una rimonta incredibile. All'ultimo giro la classe di Benito ebbe la meglio sulla potenza di Pytheos, con un'azione perfetta il cavallo del Drago si portò in testa vincendo il suo quinto ed ultimo Palio, curiosamente anche in occasione del primo successo la "freccia nera" arrivò scosso precedendo ancora una volta il Bruco.

La rivalità: La Contrada del Drago non ha mai avuto una rivale storica, se si accettua qualche screzio con la Lupa risalente agli anni cinquanta che comunque non hai mai provocato epiosodi di particolare rilievo, se non qualche ripicca paliesca.

La curiosità: Il Drago può annoverare fra i suoi successi la carriera più turbolenta dal dopoguerra ad oggi, il cosiddetto "Palio della Pace" voluto a furor di popolo per celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale. In tutta fretta il 19 agosto 1945 fu organizzato il Palio, con il drappellone appena abbozzato dal maestro Dino Rofi. La corsa fu rimandata al giorno successivo per la pioggia, il favorito d'obbligo era il Bruco che con la coppia Arzilli-Mughetto contava di rompere un digiuno lungo ormai ventitre anni. Tutto fu sistemato a puntino dalla dirigenza di Via del Comune la cui unica preoccupazione era rappresentata dal Drago che presentava al canape una coppia di diciannovenni, Rubacuori e Folco. La sera del Palio, dopo due mosse annullate che provocarono il polemico ritiro della Tartuca partita in testa in entrambe le circostanze, tutto sembrava filare liscio per il Bruco che si mantenne primo per gran parte della carriera. Ma il colpo di scena incombeva, infatti il fantino del Drago, rimasto sempre in seconda posizione, "stimolato" dalle nerbate del Biondo passo in testa sfruttando le grandi doti di Folco. Fu la fine dei sogni del Bruco i cui contradaioli inferociti per il mancato successo diedero vita a numerosi tumulti rimasti nella storia. Rubacuori fu salvato a stento da un pestaggio, gli scontri in piazza si fecero molto violenti ed ebbero il loro culmine con la distruzione del drappellone che fu letteralmente ridotto in brandelli. Solo dopo un mese e dopo che le acque si erano calmate, il Drago potè ricevere il Palio, legittamamente vinto nel Campo, fatto ridipingere a spese del Bruco.

Il personaggio: Lorenzo Fabbri, per tutti "Pappio", rappresenta ancora oggi una delle maggiori espressioni di passione contradaiola, tanto che sulla sua figura sono fioriti moltissimi aneddoti. Barbaresco del Drago fin dagli anni venti profuse amore ed impegno incondizionati per la sua contrada. Si racconta che dopo la vittoria del luglio 1921, Pappio restò fuori casa per molte settimane per non tornare dalla moglie inveperita, perchè fervente torraiola e proprio la sua contrada era giunta seconda dietro il Drago. Ma l'episodio più bello e significativo legato alla figura di Pappio risale ai tempi della sospensione del Palio per la Seconda Guerra Mondiale. Infatti era abitudine del barbaresco del Drago andare a prendere nella stalla il suo grande amico Folco, il cavallo che aveva vinto nel 1938 per la sua contrada, portarlo in giro per la piazza, nell'entrone ed addirittura tenerlo con lui durante le sue consuente e frequenti fermate dai vinai, era un modo per tornare a vivere il Palio in momenti molto tristi per tutti. Fu proprio Folco a dare l'ultima soddisfazione paliesca a Pappio vincendo il già descritto Palio della Pace.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:43

La Contrada: PANTERA


Ultima vittoria: 2 luglio 1994 Massimo Coghe detto "Massimino" su Uberto, Capitano Giuseppe Brogi

La vittoria più bella: Il tre luglio1904 la Pantera ruppe un digiuno trentennale vincendo un Palio combattutissimo in cui il verdetto finale fu aspramente contestato ed addirittura messo in discussione. La Pantera montò il fantino di Manciano, Alfonso Menichetti detto "Nappa", su Ida una cavallina di proprietà del fantino Bellino. Dalla mossa uscì prima l'Aquila seguita dalla Tartuca, ma già a San Martino la Pantera prese il comando con l'Onda che si faceva spazio nel gruppo di testa. Ben presto la Tartuca, in cui correva Picino, superò le altre concorrenti e quando sembrava ormai arrivata al successo fu beffata dalla rimonta della Pantera che la spuntò per la sola testa del cavallo. I tartuchini, convinti di aver vinto, contestarono violentemente i giudici della vittoria, accusati di aver favorito la Pantera in virtù del suo lungo digiuno. Un'ultima annotazione su questa vittoria panterina riguarda il capitano della Contrada di Stalloreggi. Infatti, l'incaricato era un certo Sabatino Forni il quale, a poche ore dalla carriera, rassegnando le dimissioni lasciò la sua contrada senza capitano, il mandato fu ricoperto da una commissione di contradaioli che evidentemente lavorò bene visto che il Palio finì nella Pantera.

La rivalità: vedi Aquila

La curiosità: Per il Palio del luglio 1930, la Pantera ebbe in sorte una brenna che fu montata per alcune prove dal fantino Morino. Quest'ultimo risultava molto antipatico ai panterini, i quali insistettero per smontarlo favorendo l'ingaggio di Alfredo Iacopini detto "Grattapassere", che pur essendo un fantino non meno mediocre del precedente riscuoteva notevole simpatia fra i contradaioli. Morino protestò vivacemente per essere stato smontato a favore di un fantino più simpatico di lui, quindi per decidere chi dovesse correre il Palio si organizzò un sorteggio. La spuntò Grattapassere perchè nei due biglietti nell'urna c'era scritto solo il suo nome che, evidentemente, rimase nel cuore dei panterini , tanto che il periodico edito dalla contrada si intitola proprio "Il Grattapassere".

Il personaggio: Il senese Ettore Bastianini, baritono di fama mondiale, fu capitano della sua Pantera dal 1959 al 1966. Durante il suo mandato Bastianini vinse il Palio del luglio 1963 con Canapino ed Eucalipto, il futuro Topolone, proprio a questo grande cavallo è legato un bell' aneddoto sul capitano panterino. Dopo questo successo Bastianini acquistò Eucalipto che fu ribattezzato Ettore, nel Palio di luglio 1965 il cavallo toccò all'Aquila che vi montò Aceto. Durante una prova ci fu una mossa annullata, il cavallo cadde facendo temere il peggio..., solo grazie alle amorevoli cure del barbaresco aquilino Ettore si riprese tanto da vincere il Palio. Nonostante avesse vinto la sua rivale, il capitano della Pantera fu talmente grato al barbaresco dell'Aquila da donargli addirittura una somma di denaro, come ricompensa per aver salvato Ettore. Oltre all'impegno paliesco, Ettore Bastianini fu protagonista in prima persona di un'altra tappa storica per la Contrada della Pantera. Infatti grazie al sostanzioso apporto del suo capitano la Pantera potè nel 1966 avere una sede di sua proprietà, per la prima volta nella storia.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:42

La Contrada: CIVETTA


Ultima vittoria: 4 luglio 1979 Francesco Congiu detto "Tremoto" su Quebel, Capitano Sabatino Mori

La vittoria più bella: Quello del luglio 1979 fu un Palio altamente spettacolare dai contorni drammatici. Dopo due giorni di rinvio, dovuti alla pioggia, si arrivò al Palio con il Leocorno e l'Aquila grandi favorite, rispettivamente con Panezio e Rimini. A spuntarla fu invece la generosa Quebel, dopo una carriera ricca di colpi di scena e di incidenti, fatali per i cavalli Zurigo e Zirbo. Grande protagonista fu il Drago, mentre Leocorno e Civetta si fronteggiavano a suon di nerbate. La rimonta di Quebel si concretizzò all'ultimo Casato, fu una beffa per il Drago, rimasto in testa quasi sino al bandierino. Dietro a Civetta e Drago arrivano distaccate di pochissimo Aquila, Selva e Nicchio. Fu l'ultimo trionfo di Quebel che nel palio successivo morì mentre era in testa, ancora i per i colori della Civetta, i cui contradaioli avranno sempre nel cuore di questo grande cavallo.

La rivalità: La rivale della Contrada Priora della Civetta è il Leocorno. Questa inimicizia seppur abbastanza recente, essendo nata fra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta, rientra nei classici canoni delle liti per questioni di confine, screzi consolidatisi dopo il Palio del settembre 1960 vinto dalla Civetta.

La curiosità: La Civetta è stata la prima contrada a conquistare due vittorie nello stesso anno, il cosiddetto cappotto. Nel 1761, la Civetta tornava in campo dopo un'assenza che durava dal 1749, dovuta al rifiuto di correre un Palio. A luglio a trionfare fu Bechino, in agosto fu organizzato un nuovo Palio dalla Lupa, stavolta a portare al successo i colori civettini fu il blasonato Bastiancino. Nel 1788 fu ancora Bastiancino ad aprire la strada del secondo cappotto, mentre ad agosto fu una Nacche a vincere un altro Palio organizzato dalla Lupa.

Il personaggio: Figura di grande spicco nella Civetta è stato senza dubbio il compianto Sabatino Mori, capitano per tutte le stagioni, che ha legato il suo nome a quattro delle otto vittorie civettine di questo secolo. Il primo mandato durò solo due anni, dal 1945 al 1947, quattro carriere corse e due vittorie, grazie all'indossolubile legame con il fantino Primo Arzilli detto "Biondo" o "Trecciolo". Poi toccò a Vittorio Brini, il quale sfruttando ancora il legame con il Biondo vinse il Palio dell'agosto 1949. In seguito il capitano Giorgio Bardini restò in carica dal 1953 al 1968, ventiquattro carriere impreziosite dal successo del settembre 1960 con Ciancone ed Uberta. Nel settembre 1969, Sabatino Mori tornò ad essere il capitano della Civetta, riuscendo a conquistare altri due successi, nell'agosto 1976 con Aceto su Panezio e nel luglio 1979, guadagnandosi l'eterna stima dei suoi contradaioli che gli hanno intitolato la Sala delle Vittorie.



Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:41

La Contrada: ONDA


Ultima vittoria: 2 luglio 1995 Salvatore Ladu detto "Cianchino" su Oriolu de Zamaglia, Capitano Massimo Castagnini

La vittoria più bella: Nel 1969 la Contrada Capitana dell'Onda era a digiuno da ben quindici anni e costellati da numerose delusioni. Nell'agosto 1966 la contrada aveva deciso di affidare le proprie sorti a Beppe Gentili detto "Ciancone", fantino al quale l'Onda era stata molto legata in passato. Il fantino di Manziana non era però ben visto dall'Oca, ma per montarlo l'Onda non esitò a rompere l'allenza secolare con la Contrada di Fontebranda. In quel Palio l'Onda arrivò dietro la Chiocciola dopo uno spettacolare duello a nerbate fra Canapetta e Ciancone. Dopo tre anni all'Onda toccò la stessa cavallina dell'agosto 1966, la veloce e generosa Sambrina, il capitano Giorgio Favilli non esitò ad affidare la monta a Ciancone, nonostante la sua età avanzata, ben cinquantadue anni. Per Ciancone era l'ultima occasione per vincere e consapevole di questo si impegnò alla grande mettendo in mostra per l'ennesima volta la sua maestria e la sua classe cristallina. Già dalla mossa l'Onda uscì dai canapi con un netto vantaggio, dietro il vecchio Ciancone solo i due debuttanti, Capretto e Pizzighetto. Il fantino dell'Onda pennellando alla sua maniera le traiettorie migliori acquisì un vantaggio incolmabile per il tentativo di rimonta dell'Istrice con Tristezza ed Arianna. Una vittoria netta e voluta, l'ultimo capolavoro dei uno dei più grandi fantini della storia del Palio a cui l'Onda seppe ridare fiducia dopo un momento difficilissimo in cui tutti l'avevano dimenticato ed abbandonato.

La rivalità: La rivale dell'Onda è la Torre, fra queste due contrade ci sono stati sempre dei rapporti altalenanti, dai cruenti scontri seicenteschi che provocarono addirittura delle vittime, ai lunghi periodi di tregua e di vera e propria alleanza. La rivalità riesplose in seguito ai fatti del Palio del luglio 1930, all'epoca Onda e Torre erano in buoni rapporti, soprattutto dopo che la Contrada di Malborghetto si era allontanata dall'Oca in seguito ad alcuni screzi avvenuti dagli anni venti. In quell'occasione la Torre, con l'aiuto dell'Onda, contava di rompere un digiuno ventannale, anche in virtù della recente vittoria ondaiola del settembre 1928. Ma le cose presero già dalle prove una piega ben diversa, infatti Oca ed Onda si scambiarono i fantini, lo Sgonfio passò col giubbetto di Fontebranda da cui arrivò in cambio il fido Picino. Chiaramente con questa mossa l'Onda sposò la "causa" ocaiola, mettendosi di nuovo contro la Torre. Bastò una scintilla durante una prova per dar vita a degli scontri durissimi fra le due contrade. La tensione si mantenne altissima anche dopo la vittoria ondaiola in quella carriera, da allora la Torre è la rivale ufficiale dell'Onda. Secondo altre testimonianze, i rapporti fra Onda e Torre, si deteriorano ancora di più per certi rapporti molto tesi fra importanti famiglie delle due contrade

La curiosità: Nel luglio 1868 all'Onda toccò in sorte un cavallo storno molto forte. Per montarlo fu scelto Pietro Locchi detto "Paolaccino" di Chiusi, uno dei migliori fantini dell'epoca che dettava legge insieme al senese Mario Bernini detto "Bachicche". Il mossiere ebbe notevoli difficoltà a dare la mossa e qunado decise di abbassare il canapo lasciò molte contrade ferme. La mossa non venne invalidata ed il mossiere si diede alla fuga, mentre l'Onda, approfittando del secondo posto al canape e della confusione generale, iniziò la sua corsa quasi solitaria che si concluse con un facile successo. Subito dopo si scatenò il finimondo, la gente pretendeva di far ricorrere il Palio ed alcuni popolani salirono sul verrocchio improvvisandosi mossieri. L'Onda uscì dalla piazza senza il drappellone, mentre le altre nove contrade si schieravano alla mossa. Ma il Palio "di protesta" non fu corso, infatti tale era la confusione, con alcuni cavalli caduti tra i canapi, che non fu possibile partire. Il giorno dopo l'Onda potè ricevere il cencio vinto sul Campo in una maniera a dir poco anomala

Il personaggio: Antonio Minutelli, conosciuto da tutti come Tono, fu una delle figure di maggior spicco dell'Onda dei primi decenni del novecento. Mangino e tutto fare della contrada, fu insieme al Fontani dell'Oca, Mauti del Nicchio e Mazzini della Tartuca, uno dei principali artefici della nascita del TONO, patto a quattro che dominò i primi anni trenta. Scaltro e furbissimo, gestiva tutti i partiti della sua contrada, era anche abbastanza esperto nello scovare fantini, il suo pupillo era Romolo Maggi detto "Sgonfio". Proprio allo Sgonfio è legato un curioso aneddoto risalente al settembre 1928. Per quel Palio l'Onda aveva difficoltà a reperire una buona monta per la fortissima Giacca, infatti molti dei fantini più forti erano assenti per squalifica.
Minutelli contava molto sullo Sgonfio, che però si era già accordato col Montone, il mangino ondaiolo si inventò così uno stratagemma. Avvicinò il fantino alla presenza di alcuni montanaioli e fece alcuni gesti, tanto da far credere a quelli del Montone che lo Sgonfio fosse venduto all'Onda. Nel Montone, conoscendo i buoni rapporti fra lo Sgonfio e l'Onda, per la quale aveva corso il suo unico Palio, optarono per un altro fantino. L'Onda così montò il pupillo di Minutelli che vinse riportando il cencio in Malborghetto dopo ben ventisei anni.



Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:40

La contrada: CHIOCCIOLA


Ultima vittoria: 16 agosto 1999 Massimo Coghe detto "Massimino" su Votta Votta

La vittoria più bella: Il due luglio 1949 la Chiocciola conquistò il suo primo Palio del dopoguerra, vincendo una carriera che non solo la vedeva sfavorita, ma che addirittura stava per essere vinta dalla Tartuca. Alla Chiocciola toccò Lirio, considerato una brenna fu affidato ad un fantino poco più che esordiente Eletto Alessandri detto "Bazza", mentre alla Tartuca toccò il portentoso Piero che fu montato da Ciancone. I chiocciolini erano talmente sfiduciati da voler ripetere l'insano gesto di gettare Sant'Antonio nel pozzo, ma furono fermati proprio da Bazza il quale si riteneva certo di poter correre un gran Palio. La carriera andò secondo le previsioni fino al terzo giro, la Tartuca prima con alle spalle il Bruco con Amaranto sulla "sorpresa" Mistero. Sembrava fatta per la Tartuca, tanto che in Castelvecchio già si era sparsa la voce del successo e le campane già suonavano in segno di giubilo. Fu un'amara sorpresa sapere invece che il palio lo aveva vinto la Chiocciola, dopo che la caduta delle due battistrada all'ultimo San Martino aveva lasciato via libera ai tanto denigrati Bazza e Lirio.

La rivalità: La rivalità fra Chiocciola e Tartuca è sicuramente fra le più antiche e radicate, anche se non sono mancati momenti in cui le contrade ebbero rapporti di collaborazione ed amicizia. Infatti, dopo un periodo di gravi tensioni, le due contrade furono alleate dalle fine del seicento per circa cento anni, ma già nei primi decenni dell'ottocento, con gli incidenti del Palio del 1814, la situazione tornò a farsi difficile. Le incomprensioni furono ricomposte a fatica , ma negli anni successivi la rivalità riesplose in maniera definitiva dopo la vittoria tartuchina del 1910.

La curiosità: I chiocciolini si sono guadaganti l'appellativo di "affogasanti" (così è anche intitolato il periodico edito dalla contrada) per un curioso episodio accaduto alla fine del secolo scorso. Dopo un Palio perso clamorosamente, alcuni chiocciolini gettarono in un pozzo un'immagine di Sant'Antonio. Da quel gesto in poi la Chiocciola continua a perdere, l'episodio più clamoroso avvenne il due luglio 1901 con il famoso tradimento di Fiammifero che trovatosi nettamente primo si gettò da cavallo facendo vincere il Nicchio. Nel frattempo il fantino Nappa "scuffia" Pantera ed Aquila e così la Chiocciola diventa anche la "nonna". L'astinenza intanto era arrivata a ventitre anni, alcune donne della contrada ricollegando tutta questa sfortuna al santo nel pozzo pensarono bene di andarlo a ripescare. La Chiocciola ritornò al successo il due luglio 1911, cioè il Palio immediatamente successivo al "ripescaggio" di Sant'Antonio, evidentemente era bastato ritrovare la protezione del santo per ricevere in sorte la fortissime Stella ed affidarla allo "scuffiatore" Nappa per far tornare la gioia fra i contradaioli di San Marco.

Il personaggio: Gino Lotti detto "Pitto", barbaresco della Chiocciola dal 1954 al 1989 è stato senz'altro una figura di grande spicco nella Contrada di San Marco. Di particolare rilievo l'episodio legato alla carriera vittoriosa del luglio 1957. La Chiocciola ebbe in sorte Tanaquilla, il cui proprietario informò Pitto che lo stress del corteo storico avrebbe potuto compromettere le possibilità di vittoria della cavalla. All'ingresso della comparsa, il barbaresco della Chiocciola finse uno scarto del cavallo e si accasciò al suolo tenendosi una gamba, Tanaquilla fu esentata dal partecipare al corteo, mentre Pitto fu portato nell'entrone. Con questa astuta mossa Vittorino portò Tanaquilla prima al bandierino, la gioia per Pitto fu immensa nonostante gli fosse stata comminata una multa saltissima per il suo comportamento scorretto, per lui era il primo dei suoi sette successi come barbaresco.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:39

La Contrada: OCA


Ultima vittoria: 2 luglio 1999 Luigi Bruschelli detto "Trecciolino" su Giove, Capitano Fulvio Bruni

La vittoria più bella???: Il due luglio 1996 l'Oca tornò al successo dopo undici anni, l'astinenza più lunga di questo secolo, se si esclude quella di quattordici anni, durata dal 1934 al 1948, aggravata dalla forzata interruzione bellica. Dopo l'era Aceto e dopo qualche Palio perso malamente, l'Oca diede fiducia al fantino senese, Luigi Bruschelli detto "Trecciolino", già abbastanza esperto con nove presenze sul tufo, ma mai vittorioso e reduce da un 1995 ricco solo di ombre. All'Oca toccò Quarnero, unico mezzosangue del lotto, ma i favori del pronostico erano tutti per il Montone che ripresentava l'accoppiata vincente dell'agosto precedente, Il Pesse su Bella Speranza. Dalla mossa uscì primo il Bruco, seguito dalla Giraffa e dalla Torre, in cui correva Aceto. Ma già al primo Casato il Montone era in testa con alle spalle lo scosso del Bruco. Nelle posizioni di rincalzo Trecciolino, in forte rimonta, riuscì ad eludere la guardia di Aceto a suon di nerbate, dando inizio al duello finale con il Montone. Al secondo giro Bruschelli affiancò Il Pesse e giostrando magnificamente con il suo nerbo riuscì ad avere la meglio sul suo antagonista, vincendo un palio splendido, che segnò la consacrazione di questo grande fantino. Ma adesso crediamo si debba dire che quella del 2 Luglio 1999, si avvii ad essere la vittoria più bella di questo secolo, per la grande prova di forza data dalla Contrada ad un anno dall'ultimo successo, ed in un modo schiacciante.

La rivalità: Quella fra Oca e Torre, è l'unica rivalità fra contrade non confinanti ed è sicuramente la più accesa e sentita. Stabilire i motivi di una tale inimicizia non è semplice, presumibilmente liti dovute ad interessi economici divergenti sono degenerate dando vita ai primi screzi che si sono consolidati in una reciproca lotta per la supremazia cittadina. A cementare l'inimicizia ha sicuramente contribuito il Palio con le sue mille vicende, fatte di ripicche e tradimenti. Già nell'ottocento le due contrade si contendevano in ogni occasione il più grande fantino di quell'epoca, il Gobbo Saragiolo, che indifferente di tutto vinse tre volte per l'Oca e ben cinque volte per la Torre. Nonostante negli anni vi siano stati vari tentativi di riappacificazione, l'ultimo risalente ai primi anni di questo secolo, l'inimicizia non è mai rientrata, anzi resta tuttora inalterata facendo da motivo conduttore di molti Palii.

La curiosità: L'Oca è stata l'unica contrada capace di vincere i Palii corsi con la formula a sorpresa. Questo Palio veniva corso il giorno successivo alla carriera d'agosto, si sorteggiavano dieci contrade a cui venivano abbinati, attraverso un'estrazione segretissima che si teneva alla sola presenza del sindaco e dei capitani, i fantini ed i cavalli che avevano corso il giorno prima. Il 17 agosto 1909, all'Oca toccò il barbero Farfalla ed il fantino Zaraballe, che il giorno prima aveva corso nel Nicchio. Entrato di rincorsa, con la Torre nona al canape, l'esperto e baffutissimo fantino ocaiolo, seppe andare a vincere nonostante Farfalla non fosse un soggetto molto apprezzatto. Dopo dieci anni esatti, fu organizzato il secondo ed ultimo Palio a sorpresa, nell'Oca arrivarono il barbero Mozza ed il fantino Giulio Cerpi detto "Testina", che il giorno prima aveva corso nella Torre. Il Cerpi aveva garantito ai dirigenti torraioli che qualora fosse toccato all'Oca sarebbe uscito di scena a San Martino, dove ad attenderlo con una carrozza c'erano alcuni torraioli che dovevano garantirgli la fuga. Ma partito primo, grazie anche ad una sostanziosa cifra da gestire al canape, Testina tirò a vincere, non rispettò i patti con i torraioli, consumando uno dei più celebri tradimenti della storia del Palio.

Il personaggio: Il simbolo della Nobile Contrada dell'Oca è senz'altro il "sor" Ettore Fontani, il più potente dirigente paliesco di questo secolo. Nella sua attiva militanza ocaiola dodici vittorie ed il lancio di numerosi cavalli entrati nella storia del Palio. Tanto per gradire si deve al dirigente di Fontebranda anche la nascita delle stelle Picino, Ciancone ed Aceto, fantino su cui il sor Ettore puntò gli occhi per rilanciare la sua contrada dopo la "disavventura Ciancone" ed un periodo negativo. Diventò mangino quasi per caso a fine ottocento, l'Oca veniva da un periodo molto travagliato visto i ripetuti successi torraioli di quegli anni e vista la scarsa disponibilità dei più esperti a ricoprire cariche importanti fu scelto questo giovane molto colto e preparato. La sua conoscenza per i cavalli ed un'indubbia capacità nello stipulare accordi e partiti lo misero subito in una posizione di estremo prestigio nella contrada. Il capolavoro del Fontani fu rivalutare il fantino Angelo Meloni detto "Picino", il quale cacciato malamente dalla Torre dopo i fatti del luglio 1898, diventò negli anni successivi l'arma in più dell'Oca. Grazie all'infallibile intesa Fontani-Meloni, Fontebranda non solo conquistò quattro succesi ma riuscì ad ostacolare in maniera determinante i piani della Torre. Questo situazione diede la svolta decisiva a molte carriere, anche perchè, Fontani seppe abilmente sfruttare l'amicizia ed i rapporti di lavoro che lo legavano a molti fantini del Palio, riuscendo in tal modo a creare un'organizzazione molto collaudata che si fondava su una dirigenza forte, su un campione del calibro di Picino e su un gruppo di comprimari sempre pronti a sposare la causa ocaiola. Finita l'era Picino, che ebbe il suo colpo di coda nell'agosto 1934 con la vittoria del figlio Corrado, il Fontani si adoperò per trovare un nuovo fantino che potesse andar bene all'Oca. Così sfruttando l'amicizia con Gino Gentili, fantino di piazza sul finire degli anni trenta, arrivò da Manziana, nell' immediato dopoguerra, il fratello di quest'ultimo, Beppe, che sarà croce e delizia per gli ocaioli, eroe della vittoria del 1959 e spregevole traditore in occasione del trionfo torraiolo del 1961. L'addio violento e doloroso ad un campione del calibro di Ciancone spiazzò anche il navigato sor Ettore. Per l'Oca si aprì in seguito un periodo abbastanza negativo, che durò fino a quando i dirigenti ocaioli, su consiglio del lungimirante vecchio dirigente, riuscirono a portare in Fontebranda quell' Andrea de Gortes detto "Aceto" che sarà la carta vincente dell'Oca dopo la fine del regno del sor Ettore Fontani.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:38

La contrada: BRUCO - IL PALIO DELLA PACE

I contradaioli del Bruco furono protagonisti assoluti del Palio della Pace, disputatosi, a ridosso dell’ordinario del sedici agosto 1945, per celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il venti agosto il Bruco contava di spezzare un umiliante digiuno lungo ben trentatre anni, puntando sull’accoppiata Il Biondo-Mughetto e su molti soldi da investire nei partiti.

Primo Arzilli detto "Il Biondo", aveva vinto solo quattro giorni prima per la Civetta, mentre Mughetto aveva vinto con Renzino, per il colori della Lupa, il Palio di luglio di quell’anno.

Già dalla vigilia sembrava tutto deciso, i dirigenti del Bruco avevano comprato quasi tutti i fantini, dando il compito di "scudieri" del Biondo agli esperti Ganascia e Pietrino.

L’accordo più complicato da concludere fu quello con il Drago che, con il mitico Folco ed il giovane studente-fantino Rubacuori, nutriva ambizioni di successo.

Nonostante il partito fra Bruco e Drago avesse raggiunto un esito positivo, molti erano perplessi e temevano l’esuberanza e la voglia di vincere del giovane fantino dragaiolo.

Chi capì che qualcosa avrebbe potuto andare storto fu il fantino Pietrino, il quale, da vecchio marpione per paura di perdere i soldi del Bruco, cercò di far capire al capitano brucaiolo che la strategia andava cambiata, ma questo tentativo andò a vuoto.

Il venti agosto, dopo il rinvio per pioggia del giorno precedente, l’atmosfera in Piazza lasciava presagire una vittoria annunciata, ma le cose presero una piega ben differente rispetto alle speranze brucaiole.

La mossa provocò le prime turbolenze, la Tartuca, con Amaranto sul grigio Elis, partì nettamente primo per due volte, ma il mossiere, Lorenzo Pini, annullò le due mosse.

I tartuchini, guidati da Silvio Gigli, presero la clamorosa decisione di ritirarsi dalla carriera per protesta.

Il famoso Silvio Gigli schiaffeggiò il mossiere, mentre le comparse di Oca ed Onda, contrade alleate della Tartuca, seguite da molti giraffini, abbandonarono i palchi in segno di protesta.

Forse in questa clamorosa decisione pesò una vigilia molto tesa fra la dirigenza brucaiola e quella tartuchina.

Alla terza busta, con il Bruco ancora primo al canape come nei due ingressi precedenti, in un clima incandescente la mossa valida.

Il Bruco, contando su numerosi appoggi fra i canapi, prese la testa, ma il determinato Rubacuori , divincolatosi dal duro ostacolo di Pietrino, ben presto riuscì a portarsi a ridosso del Biondo.

Il fantino del Bruco, infastidito e preoccupato da questa rimonta, alzò il nerbo su Rubacuori.

Da questo momento la svolta della carriera, Rubacuori iniziò a spingere al massimo il vecchio Folco, le nerbate avevano messo addosso al fantino del Drago una grande grinta.

Secondo i più informati, le nerbate del Biondo non erano previste nell’accordo fra Bruco e Drago e diedero via libera alla rimonta di Rubacuori.

La beffa per i brucaioli si consumò in un attimo, vedere il Drago primo fu un duro colpo anche per gli altri fantini, costretti a rinunciare alla considerevole cifra promessa a tutti dal Bruco.

Mentre Rubacuori alzava il nerbo il cavallo del Bruco si fermò e la rimonta della Torre fu tanto tardiva quanto inutile.

Tempo per festeggiare ce ne fu veramente poco per i dragaioli, infatti la rabbia dei brucaioli esplose in un attimo.

Rubacuori riuscì per un pelo a scampare al linciaggio, mentre il drappellone di Dino Rofi, appena abbozzato per il poco tempo a disposizione, finiva strappato in mille pezzi dalla marea di brucaioli inferociti.

Furono momenti di estrema tensione, il Capitano del Drago fermò all’ultimo momento un soldato col fucile carico puntato sui brucaioli.

Un vigile urbano, del Bruco, colpì con un pesante cazzotto un suo superiore che ordinava la carica, gesto poi pagato a caro prezzo con il conseguente licenziamento.

Solo dopo qualche tempo gli animi si placarono, il Bruco fu costretto a far ridipingere a proprio spese il drappellone, riconsegnandolo al Drago legittimo vincitore.

I provvedimenti disciplinari presi in un primo momento, per punire i responsabili di una delle pagine più violente della storia paliesca, furono in seguito condonati.


Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:31

La Contrada: NICCHIO

Ultima vittoria: 16 agosto 1998, Dario Colagè detto "Bufera" su Re Artù, Capitano Fabio Giustarini

La vittoria più bella: Il Palio vinto dal Nicchio il sedici agosto 1928 rappresentò un vero trionfo per la Contrada dei Pispini. I cavalli migliori, Lina, Gina e Margiacchina, toccarono rispettivamente al Bruco che montò Porcino, alla Torre con Garibaldi ed al Nicchio con il giovane Enrico Viti detto "Canapino". C'è da far notare che in quegli anni il Nicchio era diviso da un'accesa rivalità proprio con le altre due contrade favorite per quel Palio. La corsa fu bellissima, ricca di colpi di scena, partirono in testa Bruco, Lupa, Tartuca e Torre, mentre la Chiocciola ostacolò duramente il Nicchio alla mossa. Dopo le cadute di Lupa e Tartuca, Porcino prese la testa seguito da Garibaldi mentre nelle retrovie Canapino iniziava una fantastica rimonta conquistando la terza posizione. Le posizioni si mantennero immutate fino all'ultima curva del Casato, dove un clamoroso colpo di scena cambiò l'esito della carriera. Il fantino del Bruco allargò vistosamente, forse per favorire il passaggio della Torre che in quel Palio aveva investito molti soldi per tornare al successo dopo diciotto anni, ma Garibaldi impegnato in uno scambio di nerbate con Canapino non ne seppe approfittare. A passare fu il Nicchio, che andò a vincere all'ultimo tuffo precedendo le due rivali. Curiosamente i due protagonisti di questo splendido Palio non ebbero grosse fortune in seguito, la Margiacchina si infortunò mortalmente l'anno successivo correndo per la Pantera e la sua morte rattristò tutta Siena che ne aveva ammirato le sue gesta. Canapino destinato ad una luminosa carriera corse il Palio solo altre tre volte, pare costretto al ritiro dalla moglie che preferiva per lui la vita più tranquilla da vetturino, lasciando la sua eredità di fantino al figlio Leonardo.

La rivalità: La Nobile Contrada del Nicchio è stata sempre protagonista di accesi antagonismi. Abbiamo già visto, raccontando il Palio dell'agosto 1928, che nei primi decenni del secolo vi erano dei rapporti molto tesi con Bruco e Torre, ma la rivale storica del Nicchio è il Valdimontone. Questa rivalità è abbastanza antica, ma ha ripreso corpo solo negli anni cinquanta, con l'estinguersi della rivalità fra Oca e Nicchio nata dopo la rottura del TONO nel 1934. I primi screzi fra Nicchio e Montone risalirebbero al 1700, tuttavia i rapporti fra le due contrade non furono sempre tesi, infatti, se si esclude qualche scontro ottocentesco, vi fu un lungo periodo di tranquillità durato fino agli anni trenta di questo secolo. In seguito, nonostante il Nicchio assorbisse gran parte delle proprie energie per la rivalità con l'Oca, non sono mancati episodi che hanno consolidato l'inimicizia con il Montone, diventata ufficiale nel 1952. E' innegabile che questa situazione ha creato fino a qualche anno fa un'anomalia nella contrada nicchiaiola, infatti mentre per le vecchie generazione la rivale della propria contrada era sempre l'Oca, i giovani hanno sempre dato più peso alla rivalità ufficiale con il Montone che è attualmente sentitissima.

La curiosità: Tra la fine degli anni venti e l'inizio degli anni trenta nacque a Siena un'alleanza fra quattro contrade Tartuca, Oca, Nicchio ed Onda, il famoso TONO. Già dal 1928 questa alleanza prese il sopravvento, tanto che le tre carriere di quell'anno furono vinte dall'Oca, dal Nicchio e dall'Onda. A rendere più potente e compatta l'alleanza furono i fatti del 1930 con le rotture dei rapporti della Torre con Onda e Tartuca. I risultati del TONO furono sorprendenti con vittorie a ripetizione che lasciarono alle altre consorelle solo le briciole. Ma nel 1934 accadde qualcosa di imprevisto che fece saltare per aria un'alleanza tanto collaudata quanto vincente. Per il Palio d'agosto furono scartati Folco e Ruello i due migliori cavalli del tempo, nell'alleanza si decise per la vittoria dell'Oca a cui era toccata l'esperta Wally. Nel Nicchio arrivò Lampino cavallo sconosciuto che però non dispiaceva affatto al fantino Pietrino che però non riuscì a convincere i propri dirigenti sulla validità del proprio soggetto. Si arrivò al Palio, il cavallo del Nicchio si dimostrò veramente più forte, ma Pietrino trovatosi in testa mandò a vincere l'Oca ostacolando anche la rimonta dell'Aquila. Nei Pispini successe il finimondo, la dirigenza fu aspramente contestata, Pietrino si salvo a stento dalle ire dei nicchiaioli e come conseguenza di tutto ciò fu rotta l'alleanza con l'Oca ed il TONO smise di esistere. Per una versione più dettagliata di questi fatti vai alla pagina del Nicchio e clicca su "Storie di contrada".

Il personaggio: Il Nicchio è stata la prima contrada ad avere come capitano una donna, Sobilia Palmieri Nuti Carafa di Roccella. La capitana restò in carica dal luglio 1947 al luglio 1951, per un totale di otto carriere impreziosite dal successo riportato al suo debutto. Era il due luglio 1947, al Nicchio toccò la quotata Salomè che fu affidata all'abile Ciancone, il quale vinse alla grande, anche grazie all'ottimo lavoro della capitana che profuse per quella carriera notevole impegno. Ma già nell'agosto successivo la capitana del Nicchio ebbe la sua prima delusione, al Nicchio toccò Brillante un cavallo che faceva sperare nel cappotto, in quella occasione Ciancone non rese al meglio ed i nicchiaioli non risparmiarono al loro fantino ed alla capitana una vivace contestazione. Nonostante ciò Sobilia Palmieri restò in carica per altri quattro anni, aprendo la strada ad altre donne che cimentatesi nell'arduo ruolo di capitano sono riuscite a conquistare numerose vittorie, non ultima un'altra nicchiaiola la "figlia d'arte" Lucia Cioni vincitrice nel 1981.

[Modificato da diufy64 24/07/2004 16.35]

Utente Veteran
OFFLINE
24/07/2004 16:29

La Contrada: AQUILA

Ultima vittoria:
3 luglio 1992, Andrea de Gortes detto "Aceto" su Galleggiante, capitano Renato Romei

La vittoria più bella: Il tre luglio 1992, l'Aquila conquistò una vittoria eccezionale e per certi versi storica. Infatti Aceto raggiunse quota quattordici vittorie conquistando il record di vittorie ottenute da un fantino in questo secolo. Questo successo assunse un gusto particolare per il durissimo ostacolo portato da Legno, il fantino della Pantera, ai danni di Aceto. Le fasi della mossa furono drammatiche, con i due fantini che dopo essersi scambiati insulti, minaccie e strattonamenti si fronteggiarono a suon di poderose nerbate, costringendo il mossiere Cisi ad abbassare il canape. Mentre le altre contrade risalivano verso il verrocchio, lo scontro fra i due diventò ancora più cruento, con Aceto che inseguì il rivale con il quale si accese uno nuovo duello a nerbate. Tornati fra i canapi dalla mossa buona uscì primo il Bruco, la Pantera riuscì a far partire ultima l'Aquila, prendendo la testa già a San Martino grazie alla potente azione del grigio Zucchero. Ma la rimonta di Aceto era già cominciata ed ebbe il suo culmine al secondo giro, quando Legno sbilanciandosi cadde interrompendo il passo del proprio cavallo. Per Aceto fu l'inizio del trionfo, una passeggiata finita tra il tripudio degli aquilini.

La rivalità: La Nobile Contrada dell'Aquila è divisa da un'accesa rivalità dalla Contrada della Pantera. E' una rivalità abbastanza recente ed anomala, se si pensa che non è nata per le classiche questioni di confine, bensì per motivi palieschi, non riconducibili a degli incidenti fra le contrade ma addirittura ad un'inimicizia fra fantini. Il tutto risale al Palio del 16 agosto 1936, la Pantera ebbe in sorte il portentoso Ruello e ne affidò la monta al Meloncino, nell'Aquila correva Ganascia su Rondinella. Fra i due fantini non correva buon sangue, tanto che Ganascia ostacolò in maniera dura e decisiva la Pantera i cui sogni di gloria finirono con una rovinosa caduta. Da questo episodio i rapporti fra le due contrade si fecero tesi, anche se continuava a sussistere sulla carta la preesistente alleanza, ma i contrasti continuarono anche nel 1939 e nel 1946, fino ad arrivare all'episodio decisivo avvenuto durante la festa titolare dell'Aquila nel 1947. Infatti, da un altoparlante, qualcuno rivolse delle pesanti offese nei confronti della Contrada della Pantera, i cui dirigenti non soddisfatti dalle mancante scuse dalla controparte decisero di sciogliere l'alleanza dando vita alla rivalità che ancora oggi contraddistingue le due contrade.

La curiosità: L'Aquila è stata la contrada di Siena che ha iniziato a correre il Palio dopo tutte le altre, restando inattiva per molti anni. Solo nel 1718, su iniziativa del nobile Antonio Pecci, ottenne di correre in piazza, suscitando l'ira delle contrade confinanti che, considerando l'Aquila come contrada soppressa, si erano divise il territorio della consorella. L'anno successivo, il 2 luglio 1719, l'Aquila del capitano Bulgarini conquistò il suo primo successo con Strega sul cavallo Vegliantino. Il drappellone tuttora esposto nel museo di contrada è il più antico conservato a Siena.

Il personaggio: Aladino Bianciardi, Aladì per gli aquilini, è il portafortuna della contrada, spesso incaricato di vestire la montura per prendere il cavallo alla tratta, ha portato nella stalla della sua contrada molti dei migliori cavalli degli ultimi decenni. Da Topolone nel 1965, passando per Urbino nel 1979, fino a Figaro nel 1988 e Galleggiante nel 1992.




[Modificato da diufy64 24/07/2004 16.34]

Vota:
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag cloud   [vedi tutti]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:40. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com