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ERNEST HEBERT

Ultimo Aggiornamento: 23/06/2004 19:21
Utente Senior
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23/06/2004 19:21

Tra i molti pittori che hanno immortalato Cervara quello più significativo è Ernest Hébert.
Questo pittore francese, nato a La Tronche il 3.11.1817, visse a Cervara dall'ottobre 1856 fino al maggio 1858, arrivandovi all'età di 39 anni.
Egli, rispetto ad altri, ha saputo non solo dipingere luoghi ma anche la vita e lo spirito degli abitanti, raffigurandoli nella quotidianità delle azioni e nelle emozioni dei sentimenti.
Era venuto per la prima volta in Italia, a Roma, nel 1840 all'età di 23 anni restandovi fino al 1847, vi ritorna nel 1853 fino al 1855.
I quadri da lui realizzati in questi soggiorni vengono esposti al Salon in vari anni; la critica li
apprezza notevolmente tanto da essere premiati.
Mentre soggiorna a Parigi (1856) avverte che la sua pittura ha un momento di stasi, ha bisogno di nuove energie, nuovi stimoli; decide quindi di ritornare a Roma per ritrovare quella ispirazione iniziale che tanto gli aveva valso in successi.
A Roma sente parlare di un paese impervio ed arroccato, da dove provengono belle e fiere modelle, e che qualche pittore ha visitato riportando forti emozioni.
Decide di partire per Subiaco e da qui dietro un mulo, carico di bagagli e suppellettili, si incammina per un sentiero infinito che tra rocce ed anfratti lo porta a Cervara.
Al suo arrivo viene subito colpito dalla visione di un arco di accesso al paese da dove passano le donne per andare ad attingere l'acqua alla fonte di "Monestrigliu".
Cerca una casa, si installa nel paese ed inizia a vivere la vita semplice, rude ed austera dei paesani. L'ambiente circostante ed il paesaggio creano in lui una serenità d'animo ed una forza ispiratrice tanto che realizza opere altamente significative, quasi tutte, in seguito, esposte al Salon con largo consenso della critica. Esse sono:
- Rosa Nera alla fontana, due versioni.
- Le pic de Cervara
- Une rue a' Cervara
- Porche a l'entree' du village
- Porteuse d'eau de Cervara
- Les Cérvaroles.

Il quadro che più di tutti eccelle è "Les Cérvaroles" ora esposto a Parigi al Musee' d'Orsay.
In questa tela sono simboleggiate le tre età della vita: la fanciullezza, la giovinezza, la vecchiaia attraverso la raffigurazione di una bambina e due donne che vanno ad attingere l'acqua, passando sotto un arco.
Proprio quella prima visione, avuta appena arrivato a Cervara, che ha maturato ed elaborato nella sua mente per un lunghissimo periodo, è la sua opera migliore, realizzata con il perfezionismo che lo distingue.
Delle tre donne è la giovane il punto centrale del quadro, che così descrive René Patris d'Uckermann:
" La giovane che discende la scalinata con la brocca di traverso sulla testa, l'andatura flessuosa, la mano sul fianco libera dalla rigidezza di cariatide che, al ritorno, le imporrà la brocca piena d'acqua, ha una grazia disinvolta, più noncurante che severa. Un mezzo sorriso illumina il suo volto fresco, le braccia nude e graziosamente arcuate, i piedi scalzi senza le cioce grossolane, un pizzico di civetteria fatta di fronzoli: le pieghe della camicetta e della gonna, la forma del panno che cinge i capelli neri, i larghi orecchini d'oro che ornano le orecchie, il corsetto aperto, lo scialle annodato attorno alla vita, il piccolo grembiule svolazzante: tutto esprime la felicità di vivere più che la rassegnazione al destino. Eppure questa giovinezza, questa grazia e' dominata da un'atmosfera deprimente: l'ombra scura dei portone che la inquadra. La sua volta pesante, la sua millenaria antichità, rosa dal sole, dall'erosione delle acque, dal vento dei monti, eppure immobile, grava sulla vita fuggevole che l'attraversa. "
Nella sua pittura non va dimenticato l'influsso che ha esercitato su di lui Rembrandt con i chiaroscuri e questo si nota soprattutto nell'ombra che copre i volti e gli occhi, così profondi e languidi ma nello stesso tempo fieri; motivo presente in tanti altri suoi quadri.
Thérèse Burollet nel "Dizionario della pittura e dei pittori" - Einaudi - dice di Hébert:
" Fortemente impressionato dall'Italia, dipinse la luce della campagna romana, l'asprezza delle montagne di Cervara e lo squallore delle paludi pontine. S'impegnò nel rendere la bellezza sensuale dei loro abitanti ed il loro fascino. Tornato in Francia, riprodusse con una certa uniformità questo languore malinconico nei volti delle donne, ... "
Qualche volta nelle calde ore della canicola, quando la luce è più diretta e non ci sono molti rumori, andate presso quell'arco, sedetevi di fronte ad esso e socchiudete un po' gli occhi, fatevi trasportare dal tempo ed immaginatevi di vedere Rosa Nera che scende: solo così potete entrare nell'emozione di Hébert e comunicare con lui.

di Franco Lagana

dal sito "Le Alpi di Roma"
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