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La terra di MU

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2004 17:41
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24/07/2004 17:41

MU
Se l' uomo, fin dai primordi, non avesse provato la necessità di onorare i suoi morti abbellendone le sepolture proporzionalmente al grado di civiltà che nel tempo si raggiungeva, molte cose del passato non sarebbero giunte fino a noi.
Una tomba, meno famosa di quelle egizie, ha rivelato una possibile realtà ancora più stupefacente; una realtà, che resta tutt' ora avvolta in uno sconcertante mistero.
Nello squallido e pietroso deserto di Sha-Mo (Deserto dei Gobi), l' archeologo russo Prof. Koslow si dedicava agli scavi di una antica città, Kharo-Khota, che aveva goduto di fama e splendore quando era una regione fertile,ricca di vegetazione e di acqua. Kharo-Khota doveva risalire a circa 5.000 anni prima di Cristo, ma dopo i primi scavi, l’archeologo si accorse che qualche metro sotto le fondamenta della città apparivano segni di costruzioni ancora più antiche.
Iniziò allora ricerche a profondità maggiore, e rinvenne tracce di una città risalente a 18.000 anni fa, con resti di templi, colonne e tombe regali. Fu proprio in una di queste tombe che il Prof. Koslow si trovò di fronte ad una delle più sconcertanti scoperte. In una pittura murale erano raffigurati due giovani sovrani: il loro stemma era rappresentato da un cerchio diviso in quattro parti, con al centro un segno uguale alla lettera "M". questo sigillo è di importanza eccezionale se si considera la data a cui viene fatta risalire la tomba.

Allo stemma viene attribuito questo tipo di simbologia: secondo la teologia occulta della antica religione ebraica, il cerchio rappresenta la Terra, le quattro suddivisioni le componenti principali e cioè aria, acqua, terra e fuoco, mentre la figura centrale ha un preciso significato politico o religioso come "L' occhio di Dio" o il "pentacolo di Ezechiele", simbolo quest' ultimo ripreso in seguito dalla Massoneria. Questa "M" posta al centro del sigillo rinvenuto potrebbe avere significato politico e costituire il simbolo del regno dei due sovrani. Non potendo ovviamente avanzare ipotesi più precise sul nome dell' ignoto Paese, gli studiosi si sono trovati concordi nel chiamarlo secondo la fonetica della lettera M, cioè Mu. E, d' altra parte il Deserto dei Gobi si chiama originariamente Sha-Mo, e questa desinenza si ritroverà in tutto ciò che può essere collegato al Regno misterioso.
Perché dunque, questa lontanissima civiltà, è decaduta ? Forse a causa del progressivo inaridimento della zona e quindi l' abbandono di un territorio divenuto sterile ed inospitale? Anche per Mu, come per Atlantide, bisogna risalire alle prime età della Terra.
Nel 1868 un colonnello inglese, James Churchward, incaricato di controllare la distribuzione di viveri alla popolazione indiana, aveva trovato alloggio presso un Convento-Seminario buddista, ed essendo un appassionato studioso di religioni antiche, trascorreva le sue ore libere a discutere con i più saggi Monaci. Visitando i ruderi di un antico tempio, notò alcuni strani bassorilievi che non seppe, da solo, classificare. Un alto sacerdote, gli spiegò che gli autori delle sculture erano i "Naacals" (Grandi Fratelli), venuti in tempi remoti ad insegnare ed a propagandare la civiltà di Mu, la "Terra Madre". Secondo il monaco, infatti, tutte le più antiche civiltà del mondo, l' Egizia, la Fenicia, la Babilonese, la Caldea, la Cinese e l' Indù si erano formate grazie agli insegnamenti ed all' influsso della cultura di Mu. La scrittura stessa era uguale per tutti i popoli, ed a conferma di ciò, rivelò che i "Grandi Fratelli" avevano lasciato delle tavolette stilate nella prima lingua dell' umanità. Esse venivano conservate, come preziose reliquie, nei sotterranei segreti del convento.
Churchward, spinto da crescente curiosità, dopo infinite insistenze riuscì a vedere queste tavolette, e a decifrarle grazie all’aiuto del Monaco . Riportavano la storia della creazione della Terra, la successiva comparsa dell' uomo, il fiorire della civiltà di Mu, che non era solo un Regno, ma un vasto continente che doveva occupare gran parte dell' Oceano Pacifico. Il racconto si interrompeva bruscamente e ciò lasciava supporre che esistessero altre tavolette che dovevano completarlo. Nessuno dei monaci potè far altro per Churchward, se non indicargli tutti i monasteri buddisti dell' India, che visitò tutti, senza però ottenere alcun risultato.
Proseguì le ricerche includendo nel suo itinerario tutte le terre tutt' ora esistenti che potevano aver fatto parte dell' impero di Mu: le isole del Pacifico del Sud, l' Asia centrale, la Nuova Zelanda ed il Tibet. Nel Tibet, solo a Lhasa, nella sede del Dalai-Lama, potevano essere conservate le introvabili tavolette. Ma dal 1745 era stato vietato l' ingresso a Lhasa a viaggiatori stranieri ma le lettere di raccomandazione degli amici monaci indiani gli aprirono le porte della "Città Proibita".
La sua costanza e la sua fede furono premiate: a Lhasa trovò le favolose tavolette.

DUE GRANDI CATASTROFI
Mu era dunque stato un grande continente di forma vagamente quadrangolare, con i lati rivolti rispettivamente l' uno verso le coste dell' Africa orientale, e l' altro verso quelle dell' America latina. La base inferiore era posta verso l' Antartide, mentre la superiore univa le coste dell' America settentrionale con quelle dell' Asia.
Sette erano le grandi capitali di Mu, di cui una, Uighur, la più importante, sorgeva là proprio dove il Prof. Koslow aveva rinvenuto la tomba regale. Verso il 12.000 a. C. due grandi catastrofi colpirono il grande continente, ed ecco la descrizione dello spaventoso avvenimento come venne tradotta e pubblicata dallo stesso Churchward nel suo libro “Il perduto continente di Mu”: "Quando la stella Bal cadde là dove oggi non c' è che il mare, le sette città tremarono con le loro porte d' oro ed i loro templi, nacque una grande vampata e le strade si riempirono di denso fumo. Gli uomini tremarono di paura, ed una grande folla si assiepò nei templi e nel palazzo del re. il re disse: "Non vi avevo detto tutto questo?". E gli uomini e le donne, vestiti nei loro preziosi abiti, ornati dei loro meravigliosi monili, lo pregarono e lo implorarono:"Salvaci, Ra-Mu". Ma il re profetò loro che sarebbero dovuti tutti morire con i loro schiavi ed i loro figli e che dalle loro ceneri sarebbe nata una nuova razza umana".

COINCIDENZE
La coincidenza di date può far supporre che la fine di Mu sia dovuta, di conseguenza, all' asteroide precipitato su Atlantide, la stella Bal. La caduta del corpo celeste potrebbe aver provocato l' eruzione simultanea di tutti i vulcani di Mu, che dovevano essere moltissimi, dato che tutt' oggi la regione del Pacifico ne conta ancora 336 attivi.
Un evento unico avrebbe posto fine a due grandi civiltà.
Le tavolette di Lhasa fanno supporre che gli astronomi di Mu avessero previsto l' eventualità di tale sconvolgimento, ed avessero cercato di offrire possibilità di salvezza al loro popolo. Solo così si può tentare di spiegare il ritrovamento di gallerie e tunnel sotterranei e sottomarini che sembra colleghino tra loro le varie isole dell' arcipelago.
Due continenti, che le forze terribili della natura, hanno cancellato per sempre.


(www.ilmistero.it)
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