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30/04/2004 22:39 | |
Gilgamesh si lavò le lunghe chiome e pulì le armi; i suoi capelli fece ricadere all’indietro sulle spalle; gettò via gli abiti sporchi, li cambiò con nuovi. Indossò le vesti regali e le cinse strette. Quando Gilgamesh indossò la sua corona di Re di Uruk, Ishtar la gloriosa, possente Dea, levò gli occhi e vide la bellezza di Gilgamesh e disse:
“Vieni a me Gilgamesh, che sono il Desiderio Incarnato, fa’ che io sia la tua sposa e sii tu per mille volte mille notti mio marito, e i tuoi armenti partoriranno solo gemelli e la tua casa profumerà del legno del cedro, i campi della tua Uruk avranno fertile limo dal generoso Eufrate e persino il tuo asino correrà più veloce dei muli.”
Bella e terribile era dunque Ishtar dai capelli intessuti di raggi di sole, e splendidi i suoi occhi brillavano come ardente fiamma. Desiderio incarnato invero Lei era e Gilgamesh avvertì, prepotente, il suo richiamo.
Ma Gilgamesh era Re, e padre e sposo e ben sapeva la sorte degli amanti di Ishtar, che per sempre dopo aver giaciuto con Lei, disperatie folli, contaminati da un Desiderio inesprimibile, erano condannati alla perpetua insoddisfazione e scivolavano nel Dominio di Follia. Così quindi disse Gilgamesh il forte alla sua Dea Ishtar:
“Come potrei o Dea, giacere io con Te, ‘ché qualedei Tuoi pastori Ti ha mai soddisfatto in eterno? Come lo stallone che amasti splendido in battaglia, per lui decretasti frusta, sperone e correggio, e che galoppasse a forza per sette leghe, che infangasse l’acqua che beveva! O mia Signora, Gilgamesh a lungo ha provato i piaceri che le Tue creature gli hanno offerto, ma ora Gilgamesh è Re, ha un figlio e una sposa amata, un amico fedele e tutto ciò che può Desiderare. Torna nel cielo che Ti ha generata Ishtar, e lascia Gilgamesh ai suoi doveri.”
La possente Ishtar ascoltò il rifiuto con sorpreso stupore perché mai Uomo mortale l’aveva respinta, e quello stupore come la nube crea la Tempesta, si trasformò subitaneo in un’ira amara:
“Ah, Gilgamesh, sciocco sei stato a rifiutare Me, che coi miei Sei Fratelli reggo le sorti di questo Universo! Hai disprezzato la mia offerta e affermi di avere tutto ciò che puoi Desiderare. Ebbene ascolta: Io ti maledico Gilgamesh, e la mia maledizione sette volte sette vite ricada su di te. Strazianti saranno i tuoi Desideri, perché per uno che ne raggiungerai, altri mille si leveranno a tormentare il tuospirito, finché la tua stessa essenza sarà permeata di Me, e solo puro Desiderio sarai, in eterno, mio fedele servitore. E quando il Toro del Cielo scenderà sui tuoi cari a distruggere la tua felicità raggiunta, saprai che quello è il segno che decreterà la fine di tutto ciò che eri, e una ad una le cose che avrai conquistato ti saranno tolte. Quando infine il tuo spirito stanco, che invano avrà cercato di salvare chi ti è caro, si volgerà supplice a Me, allora non sarai più che servo di Desiderio, il tuo spirito piegato per sempre, schiavo di Ishtar che disprezzasti, e allora sul Gilgamesh schiavo si poserà la Mia benedizione e un Eternità di Desideri da raggiungere. Trema Gilgamesh, perché mai nemico incontrato sul campo di battaglia sarà per te più terribile di Ishtar di cui rifiutasti l’amore.”
Così parlò Ishtar, e lasciò Gilgamesh al suo nuovo Fato, strappandolo per sempre al potere degli Anunnakku, Signori degli Inferi. In altro luogo è narrato come Gilgamesh affrontò il Toro del Cielo e come esso travolse il suo amico più caro Enkidu, e di come quell'avvenimento spinse Gilgamesh a cercare un'eternità diversa da quella che Ishtar gli imponeva, ma se un Gilgamesh domato infine pose il suo capo sotto l’aggraziato piede della Dea, non ci è dato sapere…
Epopea di Gilgamesh, Tavoletta Apocrifa N.VI vers. Ittita.
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